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Il giudizio degli altri

Nel secolo XVI. – Daremo alcuni giudizi dei principali scrittori di ogni tempo sulla città di Sassari, cominciando dallo storico Fara, il più antico di tutti. Cosi egli scrisse nel 1580:

«Sassari è la più grande e la più illustre delle città sarde. È fabbricata in un sito amenissimo ed il più salubre dell’Isola… Ha un palazzo di città, un palazzo arcivescovile, ed un palazzo regio, stanza del Governatore del Logudoro. I suoi luoghi pubblici sono: le scuole, i bagni (ora rovinati), il gioco della palla, le carceri, i mercati dell’erbe, del frumento, de buoi e dei pesci; le botteghe del sale, del pane, e quelle delle merci estere denominate Maggioria. Le sue strade sono spaziosissime (!) ed in gran numero le piazze (!!)…»

Non bisogna dimenticare che questo storico (il padre della storia sarda) era cittadino sassarese!

Nel secolo XVII. – Il visitatore Carrillo, in una sua lunga relazione al re Filippo III, cosi scrive nel 1612: – «La ciudad de Sacer es mas regalada de jardines, frutas, y de fuentes que tiene las mejores aguas del Reyno… El temperamento es sano, la gente bellicosa; ay mucha nobleza, señores y barones: tiene un castillo en el qual reside el Santo Oficio, un Governador con dos Assessores, tiene muy buenos templos, yglesias, y monasterios, está murada à la antigua…».

Lo storico Vico cosi la descrive circa vent’anni dopo (nel 1693): – «Sassari esta toda rodeada de muros… Es puesta en un sitio llano, apacible; no se sale por parte alcuna, de las cinco puertas que tiene, que no se encuentre con un paraiso de flores y fuentes y en infinitos jardines y viñas. Sus casas de bellissima fabrica, todas de piedra, y muy altas (!); sus calles llanas, iguales y mucho anchurosas… Es Sacer la mas regalada tierra de tota la Isla, y se le puede dar la palma; es ciudad muy insigne, populosa, noble y generosa, valerosa en armas, y muy bellicosa…».

Risparmio al lettore tutte le altre glorificazioni di quest’altro sassarese, il quale dimorava a Madrid. Sassari per lui era un paradiso!

Nel secolo XVIII. – Il dotto archeologo sassarese Simon ha scritto, verso il 1753, molte pagine inedite sulla sua patria. Ne riporto alcuni brani:

«Sassari è situata in una grande ed amena pianura, attorniata da vaghe collinette che, senza pregiudicare alla salubrità del clima, rendono dilettevole la sua veduta… Il suo clima è sano al par di qualunque d’Italia, come lo provano tutti i forestieri che vi capitano e vi fissano il loro soggiorno… Può dirsi che la sua campagna è fertile d’ogni cosa necessaria alla vita dell’uomo; e sarebbe ancor più, se a quanto la natura liberamente le dona si aggiungesse qualche poco d’industria; poiché bisogna confessare che l’arte non contribuisce quanto potrebbe all’abbondanza del paese, che per la sua natura è fertile. L’essere sì poco popolato il paese è forse la cagione che l’impedisce…».

Il gesuita Gemelli (ch’era a Sassari come professore nell’Università) così scrive in una sua Orazione pubblicata a Livorno nel 1769: – «Chi dicesse che il cielo e gli elementi, a prova, posto abbiano ogni lor cura a rendere piacevole e amabile il soggiorno di Sassari, proporrebbe sotto una poetica immagine la pura e pretta verità. Un clima dolce e temperato, un terreno fertile del pari per ogni genere di frutta, che bello per la varietà sua, e fresco e verde per 400 e più fontane che l’innaffiano – sono questi i pregi della felice situazione di Sassari pregi riconosciuti per fama dagli scrittori stranieri e dai geografi, i quali però ne parlano siccome di città favorita dalla natura…».

Forse qualche sassarese aveva parlato male della patria del novarese gesuita; poiché costui, sette anni dopo (nel 1776) cosi scrive:

«… Posso io, senza meraviglia, udire chi in tono serio afferma essere Sassari un vero paradiso terrestre?… Paragonare il territorio di Sassari con quello delle più belle fra le italiche cittadi, sembrami per poco tornare allo stesso, che paragonare la terra nella quale fu relegato Adamo peccatore, con quella dove albergò innocente…».

Il gesuita Cetti, collega del Gemelli nell’Università, scrive nel 1774, dopo aver lodato il buon clima e la longevità dei Sassaresi: – «Sassari è l’unico dei paesi più  desiderabile a chi ama vivere lungamente». (Parole lusinghiere, che ci richiamano ad un versetto del Padre nostro!).

Il Cossu, nelle sue Notizie su Sassari, pubblicate nel 1783, parla molto bene della città. Dice fra le altre cose: – «… Sassari è posta sotto il pianeta Luna e il segno Tauro… In fatto di clima è un misto, direi, fra l’aria grossa e sottile, ed oltremodo elastica (!), ventilata (!), comoda perciò alla digestione, e al respiro e circolazione del sangue e a tutte le altre funzioni del corpo che rendono l’ingegno dei cittadini sommamente acuto ed atto alle scienze…». (Vedete prodigio dell’aria di Sassari sotto la luna!).

Nel secolo XIX. – Comincieremo dal Padre Napoli, scrittore cagliaritano. il quale dice male di Sassari in odio ai tre sassaresi Vico, Fara ed Azuni. Egli ogni tanto fa sentire che Sassari non era che un villaggio. Combattendo la opinione del Vico, il quale volle Sassari fondata dai Tartari, così osserva malignamente. «quasiché questi barbari, che sono parte degli antichi Sciti, fossero venuti in Sardegna per fondare questo villaggio!..».

Il francese Valéry, nel 1835, così scrive: «Il territorio circostante a Sassari è ridente, grazioso, ferace…; ma l’interno della città non corrisponde assolutamente all’amenità del di fuori. La piazza attraversa la città, orribilmente costrutta…».

Il padre Angius, cagliaritano, dice assai bene di Sassari. Scrisse nel 1849, a proposito del clima e della temperatura: – «… Rare volte nell’estate il termometro sale oltre il 25° Reaumur, e nell’inverno si abbassa sotto lo zero; quindi si notano quali straordinari fenomeni l’eccessivo caldo e l’eccessivo freddo». L’Angius parla in seguito della varietà atmosferica; dice che le febbri si colgono nelle vallate, ma non dentro città; e poi deplora la nebbia nera che ingombra le vallate, nuoce alla fioritura delle piante, guasta i frutti, ed è perniciosa alle messi.

Lamarmora, nel suo Itinerario del 1859, vanata molto il clima di Sassari, che paragona a quello della Provenza.

Mantegazza nei suoi Profili e paesaggi (1869), la chiama una città vivace, rumorosa, pulita, d’aspetto moderno, di tinta siciliana; e la mette a confronto con Cagliari, rilevando i pregi dell’una e dell’altra: «Sassari (egli scrive) è città lieta e serena per la bellezza del suo cielo, per la pulita bianchezza di molte sue case, per la rumorosa vivacità de’ suoi abitanti…».

Il tedesco Maltzan, che visitò l’Isola nel 1860, così scrive a proposito di Sassari: «Alla sua origine recente corrisponde in sommo grado l’aspetto della città dove si cercherebbe invano un edifizio che risalga ad un’epoca anteriore a quello dello stile del Rinascimento…». – Egli nota, che tutte le chiese e gli edifizi della città sono, senza eccezione alcuna, aborti architettonici. Gli unici edifizi antichi maggiori sono il castello aragonese e il pesante palazzo del Duca dell’Asinara. Parla delle vie irregolari, e deplora le superstizioni, nonché certe processioni e confraternite che trova ridicole.

Corbetta, nel 1877 scrisse una infinità di inesattezze sulla Sardegna, poiché attraversò l’Isola con molta fretta. Di Sassari scrive: «La parte nuova è la più elevata, è la più bella. I quartieri abitati dal popolino e dagli agricoltori hanno le case quasi tutte a pian terreno, ove la luce e l’aria entrano scarsamente dalla sola porta di ingresso. I locali angusti ed umidi, piuttosto bugigattoli che camere… Qui abitano, dormono e le donne accudiscono ad ogni faccenda domestica; onde la maggior parte, in cerca d’aria, e di luce, escono nella strada e vi si stabiliscono, il giorno a cuocer vivande, a cucinare e a far tutto quello che dovrebbero fare nelle case, che mal servono allo scopo – le serate estive a cercar la frescura della brezza notturna e a cianciare oziando…».

Il valente critico teatrale Marchese De Arcais, scrisse un articolo su Sassari nell’Illustrazione italiana di Milano, del Luglio 1880. Ne stralcio alcuni brani:

«Sassari è una città graziosa in continuo progresso. Ormai la vita sassarese differisce ben poco da quella del continente. C’è tutto il confortable delle principali città d’Italia… Del resto Sassari è città di ardite iniziative, di slanci generosi. L’istruzione pubblica vi ha fatto passi giganteschi; vi prosperano le società operaie; la coltura delle classi agiate vi è certo superiore a quella di alcune fra le più ragguardevoli città italiane… Sassari sarebbe un paradiso in terra se non ci fossero le gare politiche…».

Emilio Bonfis (pseudonimo del geniale scrittore cagliaritano Efisio Baccaredda), ha molte belle pagine su Sassari nel suo libro La Sardegna sotto il Piemonte e l’Italia, pubblicato nel 1882. Scrisse fra le altre cose: – «Non ostante il soverchio agglomeramento di contadini, Sassari va ingentilendosi rapidamente. In Cagliari ci vogliono almeno trenta o quarant’anni prima che una idea si manifesti per tradurla in opera: Sassari in trent’anni si è rifatta senza lesinerie e facendo concorrere la Provincia ad abbellirla…». (Questo era forse vero venti anni fa, non però oggi!).

Lo spagnuolo Edoardo Toda, geniale poeta e letterato, scrisse un lungo articolo su Sassari nella Illustraciò Catalana di Barcellona (Febbraio 1889). Dice fra le altre cose:

«Entriamo in Sassari, di memorabile ricordo per i catalani. È una città bella, pulita, gaia, con diversi monumenti, grandi piazze, ridenti giardini. La gente che vi abita è simpatica, gentile e gioviale. Basta entrarvi per accorgersi che la città ha subìto una grande trasformazione. Le vecchie casupole vanno scomparendo per cedere il posto a costruzioni moderne…». – E l’autore continua, deplorando la smania moderna di voler abbattere tutto quanto è antico. Certo egli allude alla demolizione dell’antico castello aragonese, la quale fu veramente una sconcezza. «In ogni mutamento e trasformazione (dice il Toda) l’arte subisce sempre una perdita; la storia sente strapparsi una pagina gloriosa; la famiglia lamenta la perdita della propria casa; e il popolo vi seppellisce spesso una tradizione, un ricordo, una cara memoria».

Il francese Gustavo Vuillier dedica qualche pagina a Sassari nel suo libro Le isole dimenticate, stampato a Parigi nel 1893. Ne riporto un brano: – «Sassari, la charmante, est une ville agréable et policée, dans une situation ravissante. Assise toute blanche au penchant d’une colline ceinturée de vastes forêtes frissonantes qui ondulent aux caresse des brises, elle penche vers la mer, et l’on dirait qu’elle contemple l’immensité… Ce qu’il y a dans cette ville d’etrage, de pittoresque, à coté des grandes voies, de places publiques, des magasins luxueux, c’est l’echeveau de ses ruelles étroites, vrai dedale èclaire d’un jour blafard…».

Tralascio di riportare il giudizio di altri recentissimi scrittori, perché si rassomigliano tutti: – Sassari è bella nella parte nuova, e molto brutta nella parte vecchia.

Quando saranno sventrati i rioni di S. Donato e di Sant’Apollinare, l’artista ed il poeta attraverseranno indifferenti la città, perché non avranno più nulla da vedere, né da dire. Fra breve Sassari non darà più soddisfazione a coloro che si dilettano di antichità, vivendo più nel passato che nel presente. Speriamo però che venga presto questo giorno!