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Santa Catterina

Questa chiesa, oggi scomparsa, occupava una gran parte dell’area della piazzetta Azuni, quella dove oggi sorge la casa attigua al palazzo delle Finanze. La facciata era verso il Corso, e si accedeva alla chiesa per una spianata ed una gradinata difesa da parapetti e con sedili. Aveva anche un’altra entrata prospiciente verso l’attuale via del Carmine.

L’origine di questa chiesa, al pari di quella delle altre parrocchie, è ignota.

Tutte esistevano già nel 1278; ed è probabile che fossero prima chiesette isolate, man mano ingrandite, forse nel principio dello stesso secolo XIII. Nel secolo XV si accenna a sa obera dessa ecclesia de Santa Caderina.

Fra le chiese di Sassari, S. Catterina fu quella che conservò più a lungo la sua antica architettura pisana. Sotto il frontone acuminato come quello dell’attuale chiesa di S. Maria, era un rosone col mezzo busto d’un Santo. La porta d’entrata era a sesto acuto, con colonnine e sul pannello vi era una nicchia con la statuetta della titolare.

Più originale era il campanile a colonnine, decorato con archetti di stile lombardo.

La facciata venne poi deturpata dai molti restauri resi necessari dalla vetustà della chiesa, nella quale ben soventi, nelle giornate di pioggia l’acqua filtrava dal tetto a travatura, comune alle antiche chiese. Santa Catterina era tuttavia molto frequentata dalle signore e specialmente dalla nobiltà. Era ricca di molte tombe patrizie con stemma gentilizio (Spano) i cui marmi furono barbaramente asportati e utilizzati per diversi usi, con danno della nostra storia. Lo Spano riporta una delle iscrizioni sepolcrali di tali tombe, da lui copiata verso il 1820.

«Joannes Antonius Caputoro de Paratico ex ordine militari hoc monimentum sibi et suis haeredibus eorumque posteris et discendentibus jussit excidere mortis commune domicilium 1612».

Nel 1620 l’Arcivescovo Manca Cedrelles e la Mensa Turritana dichiararono che il patronazgo della chiesa di S. Catterina apparteneva a Don Francesco Vico (lo storico), con diritti di sepoltura nell’Altare Maggiore, dalla parte dell’Evangelo e della Epistola, o nel mezzo, a piacere.

Il Vico morì verso il 1648 ed aveva sposato in Alghero Donna Gabriella Franciso y Cedrelles.

Nel 1619 (7 Settembre), il Rettore di S. Catterina espone al Capitolo che I’Egregio e Magnifico Doctor Franciscus Angelus de Vico et Artea, Equis, Advocatus fiscalis del Regno per S. M. il Re, e Dottore della R. Udienza, vuol fare a proprie spese tumula et sepoltura per sé e suoi successori, in cui possa apporre lapidem suis insignis et armas. Gli si concede.

In seduta del 7 Settembre 1619, il Capitolo concede la sepoltura al Reggente Francesco Antonio Vico e discendenti.

Dalla relazione di una visita fatta dall’Arcivescovo il 19 Ottobre 1555 risultano le seguenti Cappelle antiche: Cappella del Crocifisso (già della Maddalena); di S. Giovanni (appartenente a Don Matteo e Gio. Maria Paduano); di San Martino; di Nostra Signora della Rosa, dove i frati facevano celebrare due messe ogni settimana; di S. Pietro in Vincoli (appartenente ai Cariga); di S. Leonardo, dell’Annunciazione; di S. Sebastiano, della Navità; di S. Apollonia; di S. Francesco (patronato di Don Andrea Sasso). Quest’ultima fu forse trasportata a S. Nicola, o ne aveva due?

Un anno prima della demolizione della chiesa esistevano nelle cappelle i quadri della Vergine della Consolata, di S. Sebastiano, di S. Luigi Gonzaga, di Santa Filomena, di San Francesco e di San Stanislao.

Nel Settembre 1617 si fa menzione della Cappella della Concezione di cui è Cappellano il Rev.do Baingio Biquisan. Ignoro dove andarono a finire questi quadri.

Fra le chiese di Sassari S. Catterina è la più menzionata nella storia, e ciò dipende dall’essere stata in comunicazione col Palazzo Reale, in modo che i Governatori, per un andito interno, potevano recarsi alla tribuna dalla quale assistevano alla Santa Messa.

Notiziette. – In questa chiesa i Podestà davano udienza al pubblico, come risulta dagli Statuti del 1294. Il Consiglio Maggiore del Comune, vi teneva le solenni adunanze, convocato a suon di trombe e di campana.

Nel 1336 era Rettore di Santa Catterina Berengario Torsani, che firmò l’atto di Concordia col pievano di S. Nicola.

Ivi si convocarono gli Stamenti il 15 Aprile del 1456, e in altri anni.

I Viceré vi giurarono l’osservanza dei privilegi (1517).

Il Municipio pagava il Sagrestano per su ripiccu delle feste solenni, o per la corsa dei cavalli nel giorno del palio nel Corso nel 1557 e 1596.

(1620) (?) – Il Nob. Don Francesco Scano Castelvy legò per testamento una somma per la fondazione di una Collegiata nella parrocchia di S. Catterina, e non potendo ciò avere effetto, si fondarono tanti canonicati, per quanto fu sufficiente il lascito.

1642 (30 Luglio). – Il Capitolo non consente che nella chiesa di S. Caterina si faccia la Collegiata che vorrebbe fare il Reggente Vico, per il grave danno che ne risentirebbe lo stesso Capitolo.

1784 (21 Luglio). – Il Municipio, rilascia a Don Vincenzo Delmuta, Rettore di S. Caterina, a sua richiesta, un certificato per la sua pietà, buoni costumi, soccorso dato ai poveri, istruzione della dottrina cristiana alla truppa, visita ai prigionieri ed assistenza e pacificazione del popolo nei tumulti nel 1780, e anche per un regalo di 50 scudi fatto alla Città per sollievo del popolo.

Questo Rettore era stato coinvolto nei fatti di Angioi, e fu tra i suoi nemici.

Pure in Santa Caterina vennero fatti, per cura del fratello Conte di Moriana, Governatore di Sassari, solenni funerali per il Duca di Monferrato, morto in Alghero nel 1799.

E vi si fecero anche quelli per la morte del Re Carlo Felice nel 1831.

Nell’anno 1833 la parrocchia contava 363 case alte e 189 basse con 4.400 abitanti.

1846 (5 Febbraio). – Il parroco di S. Caterina, supplica il Municipio perché la chiesa venga restaurata, e il Municipio si raccomanda vivamente all’Arcivescovo.

Nel Luglio, i Consiglieri si rivolgono a S. M. perché la chiesa venga restaurata decentemente e ricordano che fin dal 1799 i Principi Duca di Monferrato e Conte di Moriana favorirono il progetto di trasferire la parrocchia a Gesù Maria, lasciando S. Caterina come Oratorio da servire al Palazzo dei Governatori.

Nel 1847 la parrocchia di S. Caterina era amministrata da un Rettore e da tre Viceparroci. La sua decima si computava in circa 800 scudi, e i sacerdoti coadiutori ne guadagnavano circa 130.

Dopo l’espulsione dei Gesuiti, avvenuta nell’anno 1848, si fanno pratiche per ottenere il trasferimento della parrocchia a Gesù Maria, passata al Demanio. Nel 1851 si sollecita dal Consiglio questa traslazione. Si era pensato alla chiesa del Rosario, ma si ebbe un rifiuto dalla Confraternita.

Finalmente si ottenne la desiderata autorizzazione del trasloco a Gesù Maria dove, nell’anno seguente, si trasportarono le campane e il fonte battesimale.

Nel 1853 si comincia la demolizione della chiesa, che si finisce verso il 1856, essendosi sospesa durante tutto l’anno in cui il cholera infierì in Sassari. La parrocchia fu traslata a Gesù Maria che fu ribattezzata col titolo di Santa Caterina; ma il popolo continuò a chiamarla anche con l’altro nome.

Della vecchia chiesa di Santa Caterina non esiste, per ricordo, che un bozzetto ad olio del pittore Luigi Aspetti, ed una riproduzione di questo, fatta da Don Simone Manca.