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Il Mercato

Mercati diversi

Risulta dagli Statuti del 1294 che in Sassari le carni si vendevano in Porta Macello; le erbe, la paglia e il fieno nel campo dessa corte dessu Comune; il grano, l’orzo e gli altri legumi nella Carra grande; il pane e le frutta per tutta la città, meno in alcuni tratti della via maggiore.

Per molto tempo si continuò a tener mercato nelle suddette piazze. Spigoleremo alcune note che si riferiscono ai cambiamenti di luogo ed ai viveri.

Il Fara, nel 1580, lasciò scritto: «Sassari ha il mercato delle erbe, del frumento. dei buoi e del pesce, nonché le botteghe del pane e del sale…». Un pregone di quest’anno proibiva di vendere le pernici a un prezzo superiore di due soldi cadauna.

1596 (18 Luglio). – Stante l’abuso di accaparrare in precedenza le fave che si volevano acquistare, il Governatore ordinava che nessuna persona, di qualunque grado e condizione (grau, naciò y condiciò) potesse comprare il detto legume in quantità maggiore di quella necessaria per la provvista di casa – sotto pena di perdere le fave.

1626. – Si ordina che le erbe, i finocchi, gli asparagi, la cicoria, ed altre ortalizie, nonché le angurie, i meloni, ed altre frutta, non possano vendersi che nella Carra grande, per esser plassa molt comoda per le dette cose. Si fa eccezione per le frutta, le quali si potevano pur vendere nella cantonada di Giovanni Nuseo, e nel cantò del Malpenso, in modo che il popolo sapia à hont hagia de acudir.

1763 (22 Gennaio). – Con un’ordinanza municipale si stabiliva, che i fasci di legna, l’orzo, e l’olio si potessero vendere in tutte le vie della città, meno nella Plassa major, purché sul limitare della porta si mettesse la muestra, in modo però che non recasse molestia ai passanti.

1781 (21 Dicembre). – Il Municipio permette ai pastori fratelli Migheli di Osilo di far pascolare 460 capre nel prato comunale di Sassari, coll’obbligo di provvedere il latte alla popolazione, e col divieto di manipolare formaggi freschi né secchi.

1753 (Agosto). – Pregone: «I meloni detti di tutto l’anno non si possono vendere più di mezzo reale l’uno – ed i comuni non più di un soldo».

1803 (Giugno). – La Giunta dell’Annona, riunitasi nel Real Palazzo, delibera una multa di uno scudo ai rivenditori di frutta che pretendono un prezzo maggiore di quello loro indicato dai proprietari di campagna. Leggo in un’ordinanza del 18 Agosto 1808: «che nessuno si azzardi (!) di vendere i meloni zuccherini, a cominciare dai più grandi, ad un prezzo maggiore di mezzo reale l’uno». Decisamente i meloni erano la debolezza dei sassaresi… dopo le fave!

1833. – Verso quest’anno, sotto il Governatore Crotti, venne stabilito di tenere il Mercato nella Carra grande.

1838 (Gennaio). – Si ordina alle pattuglie ed al Corpo di Guardia delle vicine Carceri di S. Leonardo di sorvegliare le nuove tettoie costruite nella Carra: e ciò per i furti di panche e tavole che si erano verificati. Nello stesso anno il Consiglio discute sulle quattro Loggie che la Giunta aveva deliberato di far costrurre nella piazza del mercato (Carra) dal fondo delle penali, onde collocarvi il peso pubblico ad uso dei venditori, perché vendessero all’aperto ciò che prima maneggiavano con molta improprietà ed indecenza. L’impresario delle quattro tettoie era il falegname Carlo Delerci.

1839 (19 Ottobre). – Il Municipio comunica al Viceré la proposta di separare la Beccheria dalla Pescheria. Si stabilisce di spendere Ls. 2.700 per un apposito fabbricato, acquistando una casa del cessato convento dei Trinitari. Intanto nel Giugno del 1840 l’architetto Pau rimanda riveduto il progetto della nuova Pescheria da costrursi presso la Beccheria attuale.

1841 (16 Giugno). – Dietro la visita del re Carlo Alberto nell’Aprile, il Consiglio deliberò di annullare il Mercato in piazza Carra grande, per ragione di maggior nettezza e convenienza pubblica, destinando un sito provvisorio fuori di città, sullo stradone di Rosello, di fronte alla chiesa della Trinità. Per evitare un litigio coll’appaltatore del Dazio Comunale (il quale erasi opposto alla novità) si pensa di costrurre il Mercato in via del Carmine, vicino alla Beccheria ed alla Pescheria, stanziando in bilancio L. 2.000.

Il Mercato di Porta Rosello venne giudicato troppo esposto al caldo nell’estate, ed al freddo nell’inverno, e perciò si propose di costrurne uno nuovo nella parte inferiore del convento dei Carmelitani, tra le due case del falegname Solinas e dello scarparo Cadoni.

Si insiste per la località del Carmelo; ma siccome il Governatore preferiva la Carra, il Municipio gli risponde nel Novembre del 1841, che alla Carra era inutile pensare, perché essa era diventata (?) una delle migliori località della città dopo essere stata spianata e sgombra dai gradini che prima vi esistevano.

1842 (9 Marzo). – Il Consiglio degli edili approva il progetto del Mercato. autorizzato in seguito dal Viceré.

1844 (Aprile). – Risultando ristretti i locali del Mercato e della Pescheria, si delibera di ampliarli, facendo pratiche coi frati Carmelitani per la cessione del giardino e cortile annessi al loro convento.

«Non sono molti anni (scrive l’Angius nel 1848) che facevasi mercato in Piazza Castello e nella Carra manna, dove pur si vendeva pane, semola, pollame, uova, frutta, e grande varietà di altri articoli… Presentemente si vende in Porta Rosello, finché si adatti a Mercato lo spazio, nel quale i Carmelitani hanno i loro giardini…».

Nuovo Mercato

Daremo un sunto delle pratiche fatte e delle innovazioni introdotte fino ai tempi presenti, a cominciare dai primi anni del Governo Costituzionale.

1851 (Febbraio). – Proposta di ampliamento dei Mercati dei viveri, occupando una parte del terreno in cui si effettuò lo sterramento dei giardini dei Carmelitani. Le prime pratiche risalivano al 1844.

1852 (Gennaio). – Nella discussione in Consiglio sull’ampliamento della Beccheria e Pescheria, qualche Consigliere notava la convenienza di costrurre due Mercati, uno a levante e l’altro a ponente della città. Qualche altro ne proponeva quattro per la comodità degli abitanti. Nell’Agosto si propose di apporre una tettoia fra le due torri del Castello per un mercato provvisorio fino alla costruzione del nuovo, ma le pratiche, iniziate con sollecitudine, vennero sospese.

1857 (Febbraio). – Si delibera la costruzione di un muro a secco nell’area già ceduta dai Carmelitani, più l’apertura di una porta di comunicazione tra il vecchio ed il nuovo locale.

1861 (Settembre). – Il Comune acquista dalla Cassa ecclesiastica gli orti dei Carmelitani per uso del nuovo mercato, formando la strada di circonvallazione, ed ampliando la Caserma militare. Fin dal Luglio del 1860 era stata fatta in Consiglio la proposta di un Mercato permanente di commestibili dal consigliere Tanda.

1863 (Marzo).- Si delibera il concentramento della vendita della carne nel nuovo Mercato, proibendo per misura igienica, tutte le botteghe aperte a tal uopo in diversi punti della città, tollerate e permesse per circa un decennio.

1864 (Gennaio). – Solenne apertura al pubblico del nuovo Mercato, ponendo in vigore il relativo Regolamento approvato nel Maggio del 1863. Intanto si delibera di adottare ad uso Caserma Nazionale i locali intorno al vecchio macello, riducendo le arcate a magazzini per sala d’armi, ed altri usi.

In questo nuovo Mercato si fecero in seguito miglioramenti e innovazioni, che segnalerò brevemente.

1867 (Gennaio). – Si delibera una grande tettoia di ghisa nel Mercato degli erbaggi e cortile della Caserma Nazionale. Altra nel centro del Mercato nel 1871, con una spesa di L. 13.600.

1881. – Costruzione di un elegante chiosco in mezzo al Mercato, su disegno dell’ing. Piga. In seguito fu demolito. – Nel 1886 venne eseguita la scala di comunicazione fra il Mercato superiore e la Pescheria. – Demolizione nel 1887 di alcune case di fronte alla Pescheria per formare una piazzetta comoda presso il Mercato.

1893. – Costruzione di una tettoia nel Mercato degli erbaggi, e riforma di quella nel riparto delle carni; più si apre una grande porta verso la chiesa della Trinità, per comodo dell’Ufficio daziario. – Nel 1898 si bandisce l’asta per opere in marmo nelle otto botteghe delle carni. – Nel 1899 si lastrica con mattoni di cemento la Pescheria, rivestendo le pareti con lastre di marmo; e si apre al pubblico nel Maggio.