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1713

Stato Civile. – «Il 5 Gennaio morì Don Dionigi de Mendrosa Alguazir maggiore della Real Governazione. Era ammalato da cinque anni per una caduta da cavallo».

Feste. – «Nel giorno 6 di Gennaio, venerdì, si cominciarono le feste per l’incoronazione del nostro re Carlo III e imperatore di Ungheria; il quale trovavasi tuttora nell’Impero. La Regina, nostra signora e Imperatrice, era invece in Barcellona.

«Per tre notti vi furono fuochi, illuminarie, buladores e ruedas nella Città, e sermone nella Cattedrale, dove predicò il gesuita Salvatore Lai, dinanzi al Santissimo esposto. Il suo sermone era cosa eccellente. In questo stesso giorno in mezzo a due segretari, assisteva anche Francesco Capitta, nella sua qualità di Alguazir maggiore. (Era questi il cognato dell’Usai – e l’Usai se ne teneva!).

«Precedevano i ministri o Alguazili della Governazione – seguivano le tre Verguettas – poi i due Mazzieri – poi i segretari, l’Alguazir maggiore, i due giudici Don Giovanni Antonio Martinez e Don Michele Cugia – e in ultimo il governatore Medrano in mezzo al capo giurato Don Gavino Deliperi Manunta e al secondo giurato ecc., ecc…

«Il giorno prima era entrato in Sassari Planty, Giudice della Reale Udienza, come commissario nominato dalla Regina per prendere informazioni sui fatti della nave francese naufragata l’anno precedente nei mari di Sorso.

«In questo tempo correva a Sassari un’influenza tale di catarro che pareva una peste. Però, per grazia di Dio, nessuno pericolava, benché facesse molto freddo e vi fossero molte febbri. E tutti questi mali, per comune opinione, si ascrissero ai rigori della stagione ed alle pioggie eccessive che abbiamo sempre avuto, a cominciare dal 20 Ottobre passato.

«Il grano correva a tre scudi, e a lire 8, al più; e il vino si pagava a due o a tre cagliaresi la pinta; e ci sembrava caro, stante la scarsezza della moneta».

Un litro di vino costava circa due o tre centesimi, e si gridava alla carestia!

Donativo e arresti. -«Il 6 Gennaio dal suddetto Planty, si cominciò a raccogliere il donativo grazioso per Sua Maestà. Diede quindi principio alla sua Commissione (per i fatti della nave?) e fece arrestare, per il primo, Giovanni Francesco Veneroni, cognato dei fratelli Congiatu. Planty si era chiuso in casa, e aveva chiamato Girolamo Berogna e Fra Giuseppe Ressera, servo del convento di San Pietro. per esaminarli come testimoni, giorno e notte. E in Sassari eravamo tutti meravigliati di quest’operazione».

Per quanto io m’abbia cercato negli Archivi del Comune, non mi venne dato di trovar traccia dei fatti della nave francese naufragata nei mari di Sorso.

Altri arresti misteriosi. – «Il 12 Gennaio, dopo mezzogiorno, furono dichiarati gli arresti in casa, e tenuti a vista dai soldati. Don Amat barone di Sorso, Don Giovanni Antonio Esgrecho, Don Nicola Fundoni e Don Antonio Farina. Essi, con un pretesto, furono poi chiamati nel Palazzo del Governatore; e si diceva che per ordine del Viceré si sarebbero inviati a Cagliari il sabato, 14; per il che si provava molto rincrescimento in Sassari. Tutto ciò fu fatto alla chetichella (tutto il mondo alla muta).

«Il sabato, però, essi non poterono partire, perché faceva un freddo tale da non potersi affacciare alla finestra. Partirono invece la domenica 15. Nella notte fece una buona nevicata».

Nomina. – «Il 19 Gennaio arrivò a Sassari, come Giudice del Civile di questa Governazione, Giovanni Battista Coturin, cagliaritano; e cessarono le funzioni di Don Giovanni Antonio Martinez Casargia».

Altra nomina. – «Il 26 Gennaio si ebbe la notizia della grazia e privilegio della carica di Assessore Criminale della Governazione concessa a Don Michele Cugia.

«In questo tempo continuavano le pioggie, e le molte infermità catarrali».

Altro mistero. – «Il 27 Gennaio, mentre per ordine del giudice Don Giuseppe Planty trovavasi agli arresti in Corte il reverendo Matteo Pes, si rinvennero nella chiesa di San Sisto robe e pegni di oro e d’argento del suddetto Pes, che erano stati sotterrati. Dopo aver fatto l’inventario di tutti gli oggetti, furono portati dal suddetto Giudice.

«Lo stesso giorno vennero pur chiamati a Cagliari, sotto minaccia di pene, Don Antonio Michele Olives e il reverendo Don Giovanni Olives, rettore di Santa Catterina».

Morte di un ballerino. – «ll 30 Gennaio morì il signor Domenico Manca, il Dansador».

Diritti sulla carne. – «Il 1° Febbraio vi fu Consiglio Generale in Città; e fu deliberato sopprimere il diritto della carne e delle botteghe della Carniceria; colla condizione però che gli appaltatori cedessero per convenio a favore della Frumentaria i diritti che loro spettavano per un anno, a cominciare dal giorno di Pasqua.

«Si deliberò in seguito, coll’accordo del Deputato degli appaltatori, di aumentare di venti scudi il salario del sindaco della città, Pietro de Acquena, che prima percepiva cinquanta scudi».

Il giudice Planty. – «Nella mattina del 12 Febbraio, il giudice Don Giuseppe Planty, che trovavasi in Sorso, venne frettolosamente a Sassari, lasciando colà in sua vece il notaio Demetrio Brasto. Per ordine del Viceré, egli, in compagnia di Ignazio Capitta, si recò nella casa del Barone di Sorso per farvi l’inventario e poi, per lo stesso scopo, mandò a farsi sostituire da altri funzionari, che furono: – il Giudice del Civile Calciriu, col segretario Scano, per inventariare in casa di Fundoni; – Don Giovanni Antonio Martinez Casargia, con Salvatore Aquenza. in casa di Esgrecho – Don Ciquina, con Giovanni Andrea Rodriguez, in casa di Don Antonio Farina;- e il signor Felice Dessi, con Giovanni Maria Ulgueri, in casa di Don Giovanni Battista Olives, Rettore di Santa Catterina. In Sassari si rimase storditi di questo fatto. I suddetti funzionari lavorarono tutto quel giorno, ed i giorni seguenti per terminare gli inventari, che si erano chiesti con sollecitudine».

Ancora gli Inventari. – «Il martedì, 21 Febbraio, alle ore 11 della mattina essendo terminati gli inventari dei beni dei suddetti cavalieri, si fece pregone d’ordine del Planty, che fossero confiscati a nome del Re tutti i frutti di rendita delle pensioni e gli affittamenti dei suddetti signori, ordinando che da nessuno si facessero pagamenti».

Avverto il lettore, che in quest’ultima frase non ho potuto decifrare alcune parole: ed avendo interpretato a orecchio, non rispondo pienamente della ma traduzione.

Nuovo Sindaco. – «Nel giorno 2 Marzo fu convocato il Consiglio Generale per i giurati Don Gavino Deliperi Manunta – Dottor Scano – Giuseppe Escarpato – Giuseppe de Aquena Alivesi – e Agostino de Branca, per nominare il Sindaco di Sassari in Barcellona. Si diceva di voler mandare il figlio di Don Baingio Pilo d’Osilo, sacerdote olim P. Pilo Servita; e siccome era una sciocchezza madornale, così i signori giurati rimasero vergognosi.

«In quest’anno, il capo giurato Don Gavino Deliperi Manunta assistè nel venerdi santo alla funzione dello esclavamento (deposizione dalla croce) e volle fare il personaggio di Nicodemus, insieme a Don Pietro Michele Pilo».

Avrei voluto vederlo davvero quel buon Sindaco col turbante e colla lunga barba finta!

Festa per una Canonizzazione. – «Nel 14 Marzo si celebrò la festa della Canonizzazione di San Felice Cantalassio, laico – il primo santo Cappuccino, nato in Cantalassio nel 1515 e morto in Roma il 18 Marzo 1587, a 72 anni. Entrò nell’ordine a 28 anni.

«La festa ebbe luogo nella cattedrale di San Nicola, con grande solennità. La faccia della statua fu eseguita, a nuovo, dallo scultore mastro Baingio Pinna, com’è d’uso. Si recitò un sermone, veramente ammirabile, e vi fu grandissimo concorso di gente.

«Alla sera si portò la immagine del Santo al convento dei Cappuccini; e la processione era composta di tutte le Confraternite, delle Comunità e del Capitolo. Uscita dalla chiesa di San Nicola, la processione passò in Piazza, poi per la Carra Grande, in Carrera Longa, poi per Campo de Carros, ed entrando nella Via de la Argenteria, voltò per la Porta de la Carnisseria, e di là si salì fino ai Cappuccini… Assistevano alla funzione circa trenta cavalieri di Sassari, colle torcie accese; e l’Illustrissimo Don Domenico Vico, genero del Barone di Sorso, portava uno stendardo, o bandiera, coll’immagine del Santo, e il suo posto era dinanzi al Capitolo.

«La funzione riuscì veramente bella! Ai Cappuccini vi fu novena, sermoni, e indulgenze plenarie tutti i giorni».

Assolti. – «Il 21 Luglio arrivò da Cagliari un corriere, il quale recò alcune carte del Barone di Sorso, e dei molti cavalieri ch’erano stati arrestati. Essi dicevano, che il martedì, a notte, furono tolti dal carcere, e che lo stesso giorno, stante la pace, si era pubblicato l’armistizio, che vuol dire la sospensione delle armi. (Pare che a quei tempi la parola armistizio fosse molto difficile!). Dissero pure, che in Cagliari si erano ricevuti gli ordini fin dal 21 Aprile; ma se prima li avessero partecipati, non si sarebbe ottenuto lo scopo, che era quello di affrettare un donativo che il Viceré aveva chiesto, in nome di Sua Maestà».

L’ultimo periodo è un po’ oscuro, né saprei veramente a che cosa possa alludere. D’altra parte bisogna tener presente, che l’Usai scriveva le proprie impressioni; e il più delle volte si contentava delle conghietture del popolo, non potendo conoscere l’intima causa di certi avvenimenti.

Tentato suicidio. – «Il 22 Luglio, il mastro Antonio Mela, essendo affetto da delirio melanconico, si gettò nel pozzo della sua casa. Per fortuna lo tolsero di là vivo.

«Questa fu una pessima annata, in tutti i generi – così di grano, come di vino, e di molti legumi. Il grano nell’Agosto e Settembre correva a lire sarde 9.10 al rasiere, e tendeva al rialzo.

«Furono commessi molti omicidi e ladroneggi.

«In quest’anno feci il portone della mia vigna».

L’Arcivescovo. – «Il 28 Ottobre sbarcò improvvisamente in Portoconte il nostro arcivescovo Don Giuseppe Sicardo, che era andato via da Sassari, fra molte angustie, fin dal 17 Novembre 1707. Era stato malignato dai signori sassaresi.

«Egli veniva da Maiorca e da Barcellona, dov’era stato per molti anni. Sbarcato in Portotorres, si recò subito nella casa che è nella tanca di Rumaneddu, e passò la notte sulla paglia. Alla domenica si recarono colà molti Rettori ed altri ecclesiastici, per baciare la mano e per dare il ben arrivato al degno Prelato.

«Continuava la pioggia ed eravamo disperati».

Arrivo a Sassari. – «Il 9 Novembre, sull’imbrunire, entrò in Sassari privatamente, all’insaputa di tutti, l’Arcivescovo. Era tornato da Barcellona, e aveva seco condotto quattro muli (?!) – Pioveva».

Entrata solenne. – «Il 17 Novembre (anniversario dello stesso giorno che uscì da Sassari, malignato) l’Arcivescovo Turritano fece il suo ingresso pubblico in città. Vi fu cavalcata; e dalla chiesa di Sant’Agostino gli andarono incontro tutto il Clero, a cavallo, coi membri componenti la sua famiglia – scrivani della Curia, ecc., ecc. La comitiva entrò in Porta Nuova, passò per il Collegio, per Santa Catterina, per la Carra e per Carrera Longa; salì quindi per Campo de Carros fino alla stretta di Santa Chiara, e di là si recò alla chiesa di San Nicola. Si fermò dinanzi alla cappella della Pila battesimale, dove si vestì di cappa magna, pose in testa la mitra, e prese in mano il bàcculo (bastone pastorale). Il Capitolo col palio, lo accolse en buena forma. Si cantò il Tedeum, e poi egli ci diede la benedizione».

Pare che l’Usai non mancasse mai a simili funzioni!

Morte del Segretario. – «Il 18 Novembre morì Don Giovanni Fundoni, Segretario della Città; e nell’esequie vi fu gran concorso di persone».

Uccisione. – «Nella notte del 18 Novembre, due uomini incappucciati (encapotados) uccisero con una fucilata Ambrogio Mela, poco dopo arrivato alla chiesa della Misericordia, mentre si ritirava nella sua casa in Sant’Antonio (o nella Porta di Sant’Antonio?)».

Vendetta? – «Alla sera del 21 Novembre, verso le 6 e mezza, Don Michele Pes, a capo di una squadra di ladroni armati, entrò nella casa di Don Diego Cugia, dove stavano Don Michele Calceriu, Pintus ed altri; e non trovandosi Don Diego, s’impadronirono del suo buon cavallo nero, e glie lo portarono via. Questo fatto diè molto a dire in Sassari».

Una gran disgrazia! – «Il giorno 22 Novembre mi mancò la cagna buona, che aveva nome Invidiosa. Essa si era sciolta dalla catena».

Fu proprio una disgrazia! E fortuna che in quei tempi non erano ancora inventati gli accalappiatori!

Altra voce di popolo. – «2 Dicembre. Si diceva fortemente, che nelle paci tra i Principi Cristiani, si fosse ceduta la Sicilia al Duca di Savoia, e che nel giorno di Santa Catterina (25 Novembre p.p.) aveva egli preso possesso di quel Regno con gran plauso di tutti».

Per un punto la Sardegna non fu tedesca per sempre! Nelle paci stabilite dalle potenze europee nel famoso congresso di Utrecht nel 1713, l’Isola nostra veniva destinata definitivamente all’Imperatore.