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Sassari francese

1527. I francesi in Castelsardo

Dopo la celebre battaglia di Pavia, rialzatosi più nemico che mai Francesco I contro Carlo V, trasse a sé in potente lega, che fu chiamata santa, il papa, il Re d’Inghilterra, il Duca di Milano e la Repubblica di Venezia; e la Sardegna restò pur essa intrigata in queste brutte faccende.

Appena cessate le guerre civili, i Sardi, già inquieti per gli assalti dei Barbareschi, dovevano essere tribolati dalle truppe dei Cristiani.

L’armata degli alleati, capitanati da Andrea Doria e dal francese Renzo Ursino di Ceri, cominciò coll’attaccare Castellaragonese (oggi Castelsardo). Il Doria l’attaccò dal mare, e Renzo da terra.

Il Viceré fe’ il nescio né si die’ per inteso; ma supplì alla sua fiacchezza il valore del Governatore del Logudoro Francesco De Sena e la prodezza di due gentiluomini sassaresi, i fratelli Don Giacomo e Don Angelo Manca, i quali, profferitisi a difendere il Castello, avevano raccolti i miliziani dei vicini paesi, e riportarono vittoria, perocché costrinsero i 4.000 francesi guidati da Ursino a fuggire, dopo aver tolta loro una bandiera, che gli eredi conservavano ancora al tempo in cui Vico scriveva la sua Storia di Sardegna.

I francesi in Sorso

L’indomani un’orribile tempesta obbligò le navi guidate dal Doria a rifugiarsi nell’Asinara – e l’Ursino co’ suoi soldati, levato l’assedio a Castellaragonese, pensò di dirigersi a Sorso, i cui abitanti erano tutti fuggiti per timore dei disordini. Ivi l’esercito francese, già mancante di vettovaglie, fece man bassa su tutto.

I francesi in Sassari

Saccheggiato il paese di Sorso in un modo barbaro, l’arrabbiato francese co’ suoi soldati continuò la sua corsa verso Sassari.

Sassari era in quei giorni mal custodita, e, secondo il Vico ed altri storici, ciò accadde per un’astuzia dell’Ursino, il quale aveva ad arte fatto spargere la voce che egli si era mosso per sorprendere la città di Alghero. Ciò udendo il governatore De Sena uscì da Sassari seguito da molta gente, col disegno di far nuove leve nei dintorni e correre in difesa dei fratelli algheresi.

Saputo Ursino dalle spie che la sua militare finezza era ben riuscita, e fattosi mandare un buon rinforzo di soldati da Andrea Doria ch’era nell’Asinara, si diresse tranquillamente a Sassari, persuaso che il colpo era fatto.

Giunto a certa distanza dalla città, per maggior precauzione, volle spedire alcune compagnie per esplorare le disposizioni lasciate dal De Sena prima di partire. I Sassaresi però, quantunque scarsi di numero, appena avuto avviso del sacco di Sorso, avevano messo insieme un corpo di 3.000 uomini comandati da Giovanni Fiorentino – i quali, incontratisi colle bande esploratrici, dovettero con loro venire alle mani, costringendo i francesi a tornare indietro perché scarsi di numero. Ed era ciò che aveva preveduto I’Ursino. I Sassaresi inseguirono le compagnie francesi fino ad un certo punto, dove fra le fitte macchie erano imboscate le altre truppe del nemico, le quali uscendo improvvisamente fecero una strage di quei poveri cittadini.

Sbaragliato quel piccolo esercito di nazionali, e tolto così ogni inciampo, I’Ursino proseguì vittorioso il suo cammino ed entrò in Sassari il 30 Dicembre, ordinando fin dall’ingresso il sacco della città per spandere il terrore (come diffatti avvenne) negli altri paesi dell’Isola, e in modo speciale in Alghero ed in Bosa.

I massacri d’ogni genere commessi a Sassari dalle bande dell’Ursino non si possono descrivere. I soldati commisero tutte le possibili nefandità – si diedero a gozzovigliare, a rubare, a incendiar tutto; insomma fu un completo vandalismo. Quasi tutti gli storici sono concordi nell’asserire che l’intemperanza dei soldati fu tale, che se ne ammalarono e ne perirono un gran numero.

E avessero solo mangiato! – il male fu che commisero turpi azioni.

Dopo aver dato il sacco alla Dogana, vi appiccarono il fuoco e vi bruciarono tutto il rimanente. Trovasi nel Regio Archivio di Cagliari una memoria in data del 4 Maggio 1529 in cui si dice, che Sassari spese lire 84.12.7 per riparare il fabbricato ed i mobili della Dogana bruciata (destruyt y cremat per los francesos); e che furono fatte fare dal fabbro sassarese Bernardino Fatazo due stadere per la Regia Dogana!! – Anche nel Castello si fecero dei guasti, che furono riparati due anni dopo.

Il danno però considerevole fu fatto nel Palazzo Comunale. Ivi, i soldati francesi, si diedero a distruggere ogni cosa. Rovistarono archivi, ruppero i mobili, e bruciarono in ultimo tutte le carte che capitarono sotto le loro mani. E fu questa per Sassari la maggiore delle disgrazie; perché con quelle carte furono tolti a noi tanti preziosi documenti che potevano somministrare molta luce sulla storia del nostro passato.

Rivincita

Il governatore De Sena, e tutti i Sassaresi che lo avevano seguito sperando di assalire il nemico che dicevasi diretto per Alghero, saputa la sventura toccata alla loro patria tornarono prontamente indietro insieme all’aiuto d’altri armati, raccolti qua e là. Arrivati presso la città si ripartirono in diversi squadroni e chiusero tutti i passi affinché in Sassari non si potessero introdurre vettovaglie di sorta. E siccome la maggior parte delle famiglie sassaresi erano fuggite da Sassari, non tardarono i francesi a sentire i tristi effetti di quella specie di blocco. Crescendo però di giorno in giorno la penuria, i francesi fecero diverse sortite dalla città per procurarsi viveri ma furono sempre battuti e respinti con perdita di molta gente – motivo per cui finirono per domandare capitolazione. I cittadini però non vollero accettar patti. Finalmente pare che siasi messo di mezzo il Doria, il quale assestò le cose consigliando i francesi ad uscire dalla città.

1528. I francesi se ne vanno

Infastiditi del digiuno che i Sassaresi facevano loro fare, Renzo e le sue truppe abbandonarono finalmente Sassari il 26 Gennaio, dopo ventisette giorni di permanenza, per la via di Portotorres.

L’Angius disse, che il nemico usciva dalla città di sua volontà, e solo dopo averla spogliata delle cose migliori e più pregevoli, e dopo esaurita di tutte le vettovaglie di cui provvide la flotta. Il Vico ed il Cossu asseriscono invece, che quando i Sassaresi assenti seppero che in casa loro erano i nemici, rientrarono in Sassari ed uccisero quanti francesi trovarono. Il Gazzano si mette nella via di mezzo, e nota solo il poco accordo tra Vico e Fara. – A chi dobbiamo credere? – ad una vittoria o ad una sconfitta? Forse né all’una né all’altra; fatto è che i Sassaresi in quella circostanza dimostrarono molto zelo, valore e destrezza nel maneggio delle armi, e si meritarono da Carlo V la concessione di nuovi privilegi, e queste belle parole riportate dal Vico: – Quo fit ut memores laudemus fidelitatem vestram, servitiorumque per vos praestitorum continuationem, praecipue in expulsione Gallorum, tam de praedicta civitate, quam de castro Aragonensi, dum ab eisdem Gallis oppugnabatur, ubi strenue dimicastis. Oltre di ciò il Re rimunerò molti sassaresi, fra i quali, i Manca, i Cedrelles, i Milia, i Cariga, i Centellas, i Cano, i Contena, i Marongiu ecc., ecc.

I soldati spagnuoli

Il debolissimo Viceré, intanto, aveva scritto alla Corte di Spagna dando ragguagli sull’invasione e chiedendo aiuti; i quali arrivarono naturalmente quando d’aiuto non c’era più bisogno. Le bande spagnuole di rinforzo, entrate in Sassari in compagnia del De Sena e delle truppe nazionali, erano composte di gentame di vil conto, e fin dal primo giorno si misero a tribolare in mille modi i cittadini; i quali vedendo che le calamità della pace erano peggiori delle calamità della guerra, si diedero a picchiare di santa ragione gli aiuti mandati da Carlo V. Tanto i francesi quanto gli spagnuoli avevano in quella circostanza spogliata la città e commesso vergognosi eccessi. Il Viceré, marchese di Vayona, ordinò che nelle diverse porte di Sassari e in diversi altri luoghi fosse distribuita la cavalleria e la fanteria nazionale, pronta per qualunque assalto; e ciò per tema di una nuova invasione francese. Anche il Comune l’anno precedente aveva munito di artiglieria la torre dell’Isola Piana edificata a proprie spese. E accade sempre così! – si chiude il rastello dopo scappati i buoi!