Sassari Aragonese

• 1336. Pietro IV sale al trono

Questo Monarca rassodò colla sua politica le conquiste di Alfonso, e congregò in Sardegna il primo Parlamento nazionale riunendo i sardi e i feudatari più distinti, i quali erano oltre 70 e possedevano quasi la metà dei villaggi dell’Isola.
Con questa riunione egli fondò le basi dello Statuto Politico che, raffermato poi ed ampliato dal suo successore il re Alfonso II, fu per cinque secoli la legge fondamentale del Regno Sardo.

• 1338. Molini e fabbriche

Il Re concede a favore di Pietro Egidio, cittadino sassarese, e Compagni, di poter erigere molini per frumento e fabbriche di panni di lana, con dritto di derivare acque, pagando il canone annuo di un fiorino d’oro, e indennizzando i proprietari danneggiati.

1339. Fortificazioni

Il Re, nell’aprile di quest’anno, conferma un antico privilegio di Don Alfonso, autorizzando a Sassari l’imposizione dei dazi per un altro decennio sopra le carni e le farine, per costrurre e riparare le mura della città, e per altre opere; e ciò per le infestazioni dei Doria.

1342. Nuove fortificazioni

Il Castello di Sassari è munito di nuove fortificazioni e di nuove artiglierie, prevedendo che i Genovesi non erano gente da stancarsi così facilmente nella conquista della città.

1347. Seconda invasione dei genovesi

Matteo, Nicolò, Giovanni ed Antonio Doria, con altri tre loro fratelli, assoldano un esercito di 6.000 fanti e 600 cavalli, per impadronirsi della città di Sassari, nella quale avevano potenti fautori e mantenevano segrete intelligenze. Espugnano il Castello ed assaltano la città; ma incontrando resistenza, la mettono in stato d’assedio. Don Guglielmo di Cervellon, viceré dell’Isola, che trovavasi a Sassari, fa un pubblico bando a tutti i Sardi e Còrsi della città, dall’età di 15 ai 60 anni, affinchè la mattina del 7 Agosto si trovassero pronti colle loro armi e cavalli per seguire le regie bandiere. Spedisce da Cagliari 300 balestrieri di rinforzo, che insieme alle regie truppe mandate dal Re, furono massacrati fra le strette gole dei monti, in un luogo presso Toralba, chiamato Aidu de turdu. Insieme agli altri vi morirono Monato e Ughetto, figli del Cervellon.

1348. Rambaldo di Corbera

Rambaldo di Corbera, nuovo luogotenente del Re in Sardegna, scampato al massacro dei Cervellon, ed il regolo di Arborea Mariano IV, riuscirono a liberare Sassari dall’assedio postole dai Doria, i quali con pronta fuga si rifugiarono in Genova. Per disgrazia però, la peste che infieriva allora nell’Isola, entrò pure in Sassari e vi fece strage.

1349. Terza invasione genovese

I Doria con grandi forze invadono il Logudoro, e alleati coi Malaspina tornano a campeggiare Sassari. La città è soccorsa da Ugone di Corbera, fratello del precedente, il quale, non potendo vincere il nemico colle armi, ricorre alle astuzie e li vince dividendoli. Si pone di nuovo l’assedio alla città, e questa volta ve lo mantengono sino al 1351.

1351. Si toglie l’assedio

Il figlio di Giovanni Voluce, Doge di Genova, arriva a Sassari e aumenta il numero e le forze degli assedianti, tormentando i Sassaresi nelle più acerbe maniere.
Con queste nuove forze, algheresi e genovesi mantengono per altri otto mesi l’assedio di Sassari; dopo il qual tempo comparvero gli Aragonesi comandati da Corbera, e gli Arboresi da Mariano e da Giovanni suo fratello. Si venne a giornata; e i Genovesi, molto inferiori per numero e combattuti da ogni parte, dovettero levar l’assedio e darsi a una precipitosa fuga.
Gli storici Fara e Vico si ostinano a voler ritrarre i Sassaresi sempre ligi agli Aragonesi – ma non è la verità. L’Angius giustamente osserva, che in quel tempo l’opinione della maggior parte dei Sassaresi non erasi cangiata, e mentre essi fremevano contro la tirannia aragonese, che pesava gravissima e insopportabile, ardevano di potersi riunire ai Genovesi e di ritornare nell’onore dell’antica libertà.

1352. Compenso

Mariano IV domanda al re Don Pedro la possessione di Alghero, promessagli in compenso degli aiuti da lui prestati contro i Genovesi per la liberazione di Sassari; ma naturalmente gli venne negata.
Fin da quest’anno gli Algheresi si erano dichiarati aperti nemici del Re d’Aragona e dei Catalani; e nell’anno seguente avevano mandato il loro ambasciatore, Medico Antonio di Filippo, a Genova per trattare col Doge dei loro interessi, e liberarli dall’esoso dominio aragonese.

1353. Quarta invasione genovese

Questa volta la spedizione è composta di sardi, di liguri e lombardi. Mariano, giudice di Arborea, il più fido vassallo del Re e il più potente degli isolani, cambia ad un tratto registro. Egli che nel principio del suo regno era stato il consigliere degli Aragonesi e partigiano costante del loro governo, un po’ forse perché educato nella Corte di Spagna, e un po’ per seguire l’esempio di suo padre, tutto ad un tratto, per una certa ruggine col Re, che non gli aveva più concessa la città di Alghero in premio della sua fedeltà, si collegò coi Genovesi e coll’arcivescovo Giovanni Visconti, duca di Milano, e diede il quarto assalto alla città di Sassari. Lo stesso Mariano era riuscito a far ribellare i castellani di Alghero, i quali uccisero i ministri e i soldati regi.
I Sassaresi respinsero l’assalto dato alla loro città, guidati da Barisone Rugio e da Bernardo de Zoalle, sassaresi.

1354. Il Re a Sassari

Saputa dal re Don Pietro la rivolta d’Alghero e d’Iglesias per opera di Mariano, radunò subito un esercito dei più agguerriti, e salpò dalle coste della Catalogna nel Dicembre, con 90 navi di guerra. Le donne spagnuole sono fedeli; e la regina, colla figlia, seguirono lo sposo ed il padre in questa spedizione.
Il Re arrivò a Porto Conte, pose a terra e sue genti, e bloccò per mare la città d’Alghero. – Insieme alla moglie, alla figlia Costanza e a un numeroso seguito di cavalieri, Don Pietro venne a Sassari, dove si fermò alquanti giorni, e dove ricevette molte dimostrazioni festose; e per cattivarsi la stima dei Sassaresi, egli in quell’occasione fu largo nell’accordare nuovi favori e privilegi, i quali, infondo, non erano che i vecchi, dati e ritolti le cento volte! – Il Cossu dice, che il Re colla famiglia si trasferì in quest’occasione a Sassari, perché sulla fine di ottobre (!?) si era ammalato in Alghero.

Nuova concessione (dicembre)

Il re Pietro accorda alla città di Sassari per un quinquennio, che solamente i Catalani, gli Aragonesi e gli altri abitanti di quella città, e loro figli, possano esercitare la mercanzia al minuto; e ciò a richiesta di quel Municipio e a rimunerazione dei servigi resi al Sovrano da quegli abitanti.

1355. Alghero senza algheresi

Gli algheresi si difesero con molto valore, e si dichiararono per Mariano; il quale armò fino ai denti i suoi aderenti, e aspettò di piè fermo il Re. Il Monarca si scosse a tanto ardire, e credette per il meglio trattar la pace. E la pace fu fatta. Mariano cedette Alghero al Re, ed ottenne in cambio tutte le castella e terre reali di Gallura, oltre la sua indipendenza.
Il Re entrò allora in Alghero, ne scacciò tutti gli abitanti, e la popolò d’aragonesi e di catalani – precisamente come Giacomo II aveva fatto con Sassari trentanni addietro, nel 1325; – colla differenza, che i sardi algheresi non vi rientrarono più, ma si dispersero qua e là, andando a ingrossare altre città e villaggi dell’Isola.

Un falconiere sassarese

Da Alghero Don Pietro si portò a Cagliari, dove giunse alla fine di gennaio; e da questa città concesse vari altri privilegi, fra cui uno singolare in data del 29, col quale accordava allo scudiere Pietro Esimino di Lumberiis, cittadino di Sassari, l’esclusivo privilegio di levare dai loro nidi i falconi nell’Isola dell’Asinara e nel Capo di Logudoro in Sardegna, di nutrirli, custodirli, e allevarli per uso delle caccie reali, e di trasmetterli poi alla sua Corte. Anche questa fu una grazia sovrana; e Sassari può vantare il suo Falconiere!

Altri privilegi

Il Cossu dice, che il Re ripartì per Barcellona il 6 settembre 1356, e che Sassari in attestato di vassallaggio spedì i suoi Sindaci ad accompagnarlo sino a Barcellona. Gradì talmente il Re quest’atto d’ossequio, che volle concedere altri favori e privilegi, fra cui quello d’imbarcare, senza pagamento del fissato dritto, il grano avanzato dell’annona.
Fu in quest’anno che Don Pietro compartiva l’amministrazione del Regno in due provincie distinte, nominando Olfo da Procida Gubernator Capitis Callari e Gallure; e Bernardo da Crudilis Gubernator Capitis Lugodorii.

Indulto (4 maggio 1355)

Il re Pietro, a petizione di Pietro Madir e Guglielmo Alguissen, Sindaci destinati dal Municipio di Sassari ad generales curias, concedeva generale indulto ai cittadini di Sassari per i delitti commessi sino a quel tempo; cancellava l’infamia, e restituiva i beni confiscati: eccettuati i delitti di lesa maestà e le violenze contro gli uffiziali dello Stato.

1356. Ancora privilegi (maggio)

Carta reale colla quale si accordano privilegi, e si fanno concessioni di eredità giacenti a favore di cittadini che recavansi a popolare la città di Sassari stremata di abitanti.
Forse tutto ciò (nota giustamente l’Umana) era fatto collo scopo di far penetrare in Sassari Aragonesi e Catalani, per opporli alli indocilissimi indigeni. Infatti il nome del principale concessionario è di desinenza catalana od aragonese: Lancalot.

1362. Sassari si fortifica ancora

Il governatore Pietro Fallet fa munire di nuove fortificazioni la città di Sassari, temendo di qualche nuovo malanno imminente.
Proibizione nelle ville di Romania, Nurra e Fluminaria, nella Baronia d’Osilo ed altre, di vendere granaglie, corami, formaggi ecc, né trasportarne ad altri paesi fuori della giurisdizione di Sassari e Logudoro; ma che tutte le merci si mandassero a Sassari e ad Alghero.

1369. Quinta invasione

Mariano IV d’Arborea, che cambiò bandiera più volte, e che ebbe la gran fortuna di dar la vita ad Eleonora, la celebre Legislatrice sarda, spinge le sue truppe contro la città di Sassari; e malgrado la gagliarda resistenza dei suoi abitanti s’impadronisce della città ed occupa il Castello per capitolazione, dopo avervi cacciati dentro i capitani aragonesi. Ne rimane padrone per due anni, finché gli Aragonesi la ricuperarono nel 1371, dopo molti tentativi, di esito vario.
Il Cossu dice, che Mariano in quest’occasione regalò molte case di Sassari ai suoi seguaci e aderenti, e da questi fu chiamata Arborea la via che esiste ancora oggidì collo stesso nome, verso la chiesa del Rosario.

1370. Saline

Il Sovrano incorpora per sempre alla Regia Corte le saline della Nurra, devolute al R.° Patrimonio col decesso di Pietro Alberti, quondam governatore del Logudoro, al quale erano state concesse.  Il Re ordina (novembre) che il sale si venda in Alghero, oppure in Sassari, quando questa città tornerà a mani del Sovrano.

1378. Sesta invasione

Dopo 10 anni si presenta un nuovo tentativo di invasione. Morto Mariano subentrò nel Regno il figlio Ugone IV che ereditò dal padre l’ambizione, i progetti e l’odio contro la casa d’Aragona, cogl’istinti della guerra. Costui, dopo aver invaso il vasto contado di Chirra, spinse la sua marcia sino a Sassari, vi entrò senza contrasto come assoluto padrone, vi prepose al governo un Podestà di sua scelta (Giacomo Alberese, secondo il Cossu) e confermò le leggi che regolavano ab antico il dritto interno ed esterno di quei cittadini, cioè a dire gli antichi Statuti promulgati nel 1316. In questo stesso anno però ne venne discacciato dalle regie truppe spedite da Don Pietro.

1386. Eleonora d’Arborea

Morì anche Ugone, trucidato barbaramente dagli Arborensi nel 1383, non potendo essi più a lungo sopportare la sua tirannia. Non lasciò fìgli, e il popolo di Arborea, concitato a nuovi pensieri, tentava di reggersi a Comune. Eleonora intanto, sorella di Ugone, che cresceva il figlio Federigo alla successione, imprese a sostenere i dritti del figliuolo; vestì panni virili, e, indossate le armi, trascorse l’Isola alla testa dei suoi fidi. Pugnò per due anni contro gli Aragonesi, vinse e fu conchiusa la pace (31 agosto) con patti favorevoli per l’Eroina. Fra le condizioni imposte da lei vi fu: che nelle castella del Re si ponessero guarnigioni a piacimento, salvo nel Castello di Sassari; dappoiché, colla guerra già agitatavi più volte, gli animi di quei cittadini, inacerbiti contro gli Aragonesi, a malincuore sopportato avrebbero di averli così vicini e sopra capo; fosse dunque quella guarnigione formata di sassaresi, eccettuato il Castellano; e se ciò non andava a grado al Re, si demolisse piuttosto la rócca. Questa pace però non ebbe alcun risultato; fu momentaneamente sospesa, perché il re Don Pedro morì nel gennaio dell’anno seguente (1387).