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Piazza d’Italia

Se negli anni Venti il salotto di Sassari era la piazza Azuni e la passeggiata serale si svolgeva tra quella piazzetta e il palazzo di Città, in seguito alla dignità di salotto cittadino venne elevata piazza d’Italia. La piazza misura un ettaro esatto, quasi a denotare la razza contadina degli abitanti di Sassari, ma in origine fu ideata a pianta ottagonale. La sua nascita coincide con la famosa “uscita” dalle mura medioevali che sarebbe purtroppo culminata con l’abbattimento del Castello e di quasi tutta la cinta muraria della città. L’idea della piazza ottagonale nacque con il primo piano regolatore di Sassari, nel 1829, ad opera dell’ingegner Cominotti, piano che successivamente venne modificato e completato dall’ingegner Marchesi. Questi progetti prevedevano che lo sviluppo della città avesse inizio da Porta Nuova, risalendo lungo la facciata posteriore dell’Università fino a una piazza circolare a Pozzo di Rena, volgere a sinistra in direzione di Porta di Castello (press’a poco all’altezza dell’odierna via Politeama, la via del Teatro Verdi) e formare una grande piazza ottagonale, appunto piazza d’Italia, tutta circondata di portici (alla maniera dell’urbanistica torinese). I portici sarebbero poi proseguiti per tutta una nuova moderna via (l’odierna via Roma) che avrebbe congiunto la piazza d’Italia con la zona del Molino a Vento. Ma il progetto dei portici fu poi abbandonato per la protesta dei proprietari delle nuove case, che trovavano eccessivi i costi per costruirli. Una curiosità: nel 1846, a quanto potè registrare Enrico Costa, “il professor Crispo legge un memoriale contro i portici, osservando che essi sono utili nelle sole città di clima freddo, come Torino”. Era però destino che proprio il nome di Crispo prendesse uno dei due scarsi mozziconi di portici costruiti secondo il primo progetto (i portici Bargone e Crispo, appunto, che immettono in piazza d’Italia). Dei bellissimi palazzi che si affacciano sulla piazza, meritano di essere citati il palazzo della Provincia e il palazzo Giordano. La posa della prima pietra del palazzo sede dell’amministrazione provinciale avvenne il 31 dicembre 1872, sull’area che il Comune regalò, per Capodanno, alla Provincia. L’opera venne realizzata su progetto dell’ingegner Sironi (padre del pittore Mario Sironi, che nacque a Sassari proprio durante i lavori del palazzo). Già nel 1880 funzionava il grande orologio sulla facciata. I locali erano talmente grandi e spaziosi che il palazzo ospitò, oltre alla Deputazione provinciale nel piano nobile e alla Prefettura all’ultimo piano, anche l’appartamento per il prefetto, la sede delle Poste e dei Telegrafi, la Questura e il Comando di pubblica sicurezza. Palazzo Giordano invece venne fatto costruire su disegno dell’ingegner Fasoli, in stile gotico, nel 1877, con una spesa di seicentomila lire. Ne era proprietario il barone Giuseppe Giordano, deputato al Parlamento. La sua inaugurazione fu una memorabile festa di gala nella ricca belle époque sassarese. Altra curiosità: nei magazzini del palazzo Giordano, all’angolo con via Carlo Alberto, ebbe sede la prima tipografia (e forse anche la redazione), del quotidiano La Nuova Sardegna.