Sassari Spagnola
DOMINIO VACILLANTE ED INCERTO
• 1700 – Due re in lite
Pochi giorni prima di morire Carlo II fece testamento; e, un po’ per un certo quale scrupolo, un po’ per i consigli di Innocenzo XII, e un po’ per gli artifizi del Cardinale di Portocarrero, zelante partigiano di Luigi XIV di Francia, egli lasciò la corona a suo nipote Filippo, il quale prese il numero romano V.
Morto il Re, le cose non andarono regolarmente: – l’eredità, cioè la corona, fu contestata a Filippo da Carlo, arciduca d’Austria, il quale diceva di avervi dritto; e questa contestazione suscitò quella famosa guerra detta di successione, accesa fra il Duca d’Angiò e l’Arciduca d’Austria.
La Sardegna, anch’essa, si divise in due partiti – chi tenne per Carlo e chi per Filippo; e da questi disparati apprezzamenti nacque la guerra civile.
I primi movimenti si ebbero nel Logudoro e in Gallura, e in modo speciale in Tempio. Tanto per cambiare, i Tempiesi volevano Carlo; non già per convinzione che cogli Austriaci si stesse meglio, ma per certezza che con essi non si poteva star peggio. E questa certezza venne cantata da un poeta tempiese di quei tempi coi versi seguenti che allora correvano sulla bocca di tutti, e che si ripetono tuttora, quando si vuol dire, che dalla pentola alle bracie non c’è troppo da scegliere:
Pal noi non v’ha middori
O vincia Filippu Chintu
O Càralu Imperatori.
(O vinca Filippo V, o vinca Carlo Imperatore, per noi non vi sarà alcun miglioramento).
Il verso veramente non c’è, ma c’è il buon senso; e basta per affermare, che quel poeta aveva un olfatto finissimo.
In quest’altalena di Carlisti e di Filippini trascorsero pertanto una ventina d’anni di dominio incerto e vacillante, che noi abbiamo creduto dividere in tre parti: – Otto anni ne diamo alla Sassari Spagnuola, perché in questo tempo la vittoria propendeva per Filippo V; – nove anni ne daremo alla Sassari Tedesca perché Carlo III governò la Sardegna durante questo tempo; – gli ultimi tre anni, infine, sono destinati nuovamente alla Sassari Spagnuola perché Filippo V cacciò Carlo e riprese le redini del governo sardo, il quale, da lui, passò nelle mani della Casa di Savoia.
• 1701. Festini
Appena la Regina, negli ultimi di gennaio, partecipò alla città di Sassari l’acclamazione del nuovo monarca Filippo V, i Consiglieri si riunirono in Giunta e deliberarono di far feste solenni e dimostrazioni. Anzi colsero l’occasione per rifare gli abiti di gala dei Consiglieri, nonché quelli degli uffiziali, ministri e mazzieri comunali, essendo le stoffe molto vecchie ed indecenti.
Dopo alcune sedute, in cui vi furono vive discussioni, prevalse la convenienza di rifar gli abiti.
Il 14 marzo si ebbe in Sassari la notizia, che a Cagliari si facevano grandi preparativi per l’acclamazione di Filippo V. E il Governatore, a nome del Viceré, invitò alcuni Cavalieri del Capo di Sassari perché assistessero alle loro feste; ma fu risposto a S.E. dai Consiglieri, che essi non permettevano ciò, perché i Cavalieri erano necessari per assistere alle feste di Sassari.
I suddetti Consiglieri deliberarono pure nella stessa seduta, che: avendo il Giurato Terzo percepito i soliti dieci scudi ed un rasiere di grano per la quindenna di San Gavino, e questa non avendo avuto luogo, fosse invitato il medesimo Giurato a restituire tanto gli scudi quanto il grano, per essere applicati alle feste dell’acclamazione.
Il 14 Maggio si ricevette avviso dalla capitale, pregando i Consiglieri di Sassari che si trovassero a Cagliari colle chiavi d’argento per il 4 giugno, dovendo in quel giorno aver luogo il Giuramento a Don Filippo. I Consiglieri risposero, che non essendo conveniente per la brevità del tempo recarsi a Cagliari, mandavano le chiavi e la procura al nobile Don Lorenzo Sampero che si trovava già a Cagliari; il quale, essendo un buon patrizio, farebbe le cose con todo garbo y buena volontà.
I poveri Consiglieri di Sassari, come gli Amministratori della Banca Nazionale, dovevano aver sempre le chiavi nelle tasche! – E per le tasche essi avevano tutt’altro che la voglia di assentarsi da Sassari in quella circostanza solenne, per la quale dovevano indossare l’abito nuovo!
Le feste ebbero luogo nella prima quindicina di Luglio, e furono regolate su quelle fatte per la nascita del re Carlo II, – que està en gloria! – Costarono circa 1.500 lire sarde, comprese le nuove toghe.
Quel giorno i Consiglieri uscirono vestidos de nuevo, tutti guarniti con esterillas (gallone) d’oro, con frangie ecc. Furono soddisfatti della spesa; anzi dichiararono d’essere spiacenti di non aver potuto fare di più, stante la brevità del tempo e la miseria del paese.
Altri festini furono fatti nel marzo dell’anno seguente (1702) per il reale sposalizio di Sua Maestà colla serenissima principessa Donna Maria Luisa Gabriella di Savoia. E questa volta l’ordine era che queste feste si regolassero su quelle fatte per l’acclamazione di Filippo V.
• Muore il vescovo di Bosa
Il vescovo di Bosa Giorgio Soggia Serra muore in Sassari, annegato in un pozzo, il 19 novembre, lo stesso giorno in cui giungeva la sua promozione all’Arcivescovado Turritano. Era un caldo promotore della sua patria; e s’ignora se la sua misera morte sia stata conseguenza di un eccesso di pazzia o di iniquo delitto.
• 1702. Inquisitori e Ministri
Nasce controversia in Sassari, per fatto di giurisdizione sull’Abadia di San Michele de lo Planos, fra il Governatore di Sassari ed il Tribunale del Santo Ufficio.
L’inquisitore Don Giulio Corbaccio, non solo ordinò di eseguirsi, sebbene arbitrariamente, alcuni sequestri e d’imprigionarsi un certo Giovanni Battista Bachis Schirru, ma scagliò anche la scomunica contro lo stesso Governatore ed i Regi Ministri, che si opposero alle arroganti pretese di quel Tribunale. Di ciò informata la Regina (che per la morte del figlio Carlo aveva momentaneamente preso le redini del Governo) con suo dispaccio del 29 luglio diretto al Viceré, ordina, che, trattandosi di un fatto non ragguardante la fede, ma cose temporali, si mettesse subito in libertà il Bachis, e si procedesse con tutto rigore contro l’Inquisitore; ed occorrendo, se gli sequestrassero le temporalità e si discacciasse dal Regno. Venne diffatti arrestato per sentenza del Consiglio del Santo Ufficio, e autorizzato il vescovo di Ampurias (Fra Diego Pasulo) a far da Inquisitore. Così il Pillito.
• 1704 – Proposta di un Deputato
Il 14 aprile, da un Consigliere fu proposto in Giunta di mandare un Deputato a Madrid per rassegnare ai piedi del nuovo monarca cattolico e gloriosissimo Filippo, la innata fedeltà che sempre ha professato la città di Sassari a tutti i Re predecessori; e ciò, per conseguire dalla real clemenza un rimedio ai tanti mali e calamità che sovrastavano al paese. «Questa pratica (dice il Consigliere) ha sempre ottenuto un buon effetto; e lo otterrà oggi di più, inquantochè i Re (in vista delle scene che si vedon presentemente nel teatro del mondo) curano la politica di gratificare le città e i vassalli, i quali, a furia di grazie e di favori, sanno del cuore e dell’affetto del Re una calamita (piedra iman)». Infine, il Consigliere relatore, dopo aver fatto modestemente il proprio panegirico, propone sé stesso per Deputato alla Corte; dichiarando, che invece di mille scudi che si dovrebbero sborsare dalla Cassa, è pronto a contentarsi di soli trecento dubloni, supplendo dalla sua borsa per il rimanente.
Propone anche che per i suddetti dubloni si faccia uno storno dalla somma bilanciata per il Porto; e termina facendo un discorso descrittivo del tenero amore ch’egli nutre per la illustrissima e magnifica città di Sassari, sua patria.
La Giunta approva in massima di mandarsi un Deputato a Madrid; ma Don Francesco Figo, Don GavinoNavarro e Don Girolamo Manca (i quali, forse, si erano accorti che i lpatriotta collega aveva troppa voglia e troppa fretta di recarsi a Madrid) dichiararono fermamente, di non doversi toccare in nessuna maniera il danaro destinato per il Porto. Per il che si delibera di portare la questione al Consiglio Maggiore.
Non saprei dirvi la fine di questa pratica, perché mancano documenti negli Archivi Comunali.
• 1707. Partigiani Filippini
In vista di alcune vittorie riportate dagli eserciti spagnuolo e francese, e del ricupero di molte città e provincie e dei reami di Valenza e d’Aragona, i Filippini riaprirono il cuore alla speranza della buona riuscita della causa spagnuola; e molte persone offrirono spontaneamente delle somme rilevanti. Intanto non mancarono qua e là, e in modo speciale a Cagliari, festini, luminarie e pompe religiose, per festeggiare le vittorie e il felice parto della Regina.
Scrive il Pillito, che i capitali mutuati da più che trenta negozianti vennero impiegati per le spese della guerra; cioè: per paghe e vestiario ai soldati e marineria – per 5.855 moggia di grano spediti a Porto Mahon per conto di S.M. – per 15.000 starelli d’orzo – per la compra di 12 schiavi mori per il servizio delle galere (al prezzo di 110 scudi caduno) che furono trovati di buona qualità e di tutta soddisfazione – e finalmente per riparazioni alla Batteria di Bonaria, acquisto di polvere e altre munizioni di guerra.
• 1708. Partigiani Carlisti
Vincenzo Baccalar Sanna nominato nel marzo del 1706, governatore e riformatore del Logudoro, si reca in Gallura per sedare i tumulti dei partigiani del dominio austriaco, che aveva capo a Cagliari per opera del Marchese di Villasor.
Egli trovò largamente diffusi i malumori in Sassari, Alghero e Castellaragonese; e molti nobili di quelle città, consenzienti coi congiurati cagliaritani, e prossimi a rinnegare il loro giuramento di fedeltà ai Re di Spagna. Il Baccalar, senz’altro, proponeva che il Viceré cogliesse di sorpresa i principali seduttori e li mandasse relegati in Francia, mentre egli nello stesso giorno assalirebbe nelle città del Logudoro quanti conosceva alienati dal re Filippo. Il Viceré però non volle immischiarsene troppo, motivo per cui la fazione austriaca andava ogni dì ingrossando tra i Logudoresi.
Intanto, sapendo che la flotta britannica era per entrare nel golfo di Cagliari, il Baccalar esortava il Viceré, perché, perdendo la capitale, non si perdesse d’animo, ma venisse subito presso di lui a Sassari, sperando egli di poter conservare il Regno, se con questa città potesse ritenere Alghero e Castellaragonese. Così l’Angius.
• Filippo V
Filippo V dovette per un po’ di tempo rassegnarsi a cedere lo scettro del suo dominio in Sardegna. I frutti della guerra di Successione non si fecero aspettare. Fra l’altalena dei due partiti che oscillavano tra le speranze e i timori, la flotta anglo-olandese comandata dall’ammiraglio Lake comparve all’alba del 12 agosto nel golfo di Cagliari; e l’indomani un reggimento inglese (insieme al nuovo viceré De Silva) trovò libero accesso nella capitale, per opera dei partigiani dell’Arciduca d’Austria che aprirono le porte al nemico.
Alghero, Castellaragonese e Sassari non tardarono a seguire l’esempio della capitale facendo sventolare le bandiere colle insegne dell’Austria.
E da quel giorno fummo tedeschi.