Indice
Sassari Aragonese
• 1395. Ascesa al trono
Don Martino I d’Aragona sale al trono. Questo Re timido, fiacco e nemico della guerra, avrebbe al certo perduto quel poco che possedeva in Sardegna, se straordinari avvenimenti, e il valore di suo figlio, Don Martino re di Sicilia, non glielo avessero salvato. Don Martino I fu notevole per gli strazi della guerra combattuta con varia fortuna contro i Visconti di Narbonna, per la battaglia di Sanluri, e per le mutate forme del Governo di Arborea.
• 1398. Il Re a Sassari
Don Martino di Aragona passa in Sassari e vi si ferma alcuni giorni. Si reca quindi in Longosardo, che era assediato, e s’imbarca per Corsica col seguito di molti sassaresi, i quali forse andavano in cerca di avventure e di titoli.
• 1404. Peste
La spaventosa peste che infieriva in Sardegna penetra in Sassari e vi fa strage. Questo fu chiamato l’anno della grande mortalità (s’annu de sa mortargia manna). Di questa peste moriva Eleonora d’Arborea.
• 1408. Arrivo del re di Sicilia
Don Martino, re di Sicilia, uditi i casi di Sardegna e i progressi dei Visconti di Narbonna, giunge nell’Isola in ottobre, va in Alghero, e manda messaggi al babbo.
• Dominio del Visconte di Narbonne (dal 1409 al 1420)
• 1410. Ottava invasione
Questa volta non trattasi di Genovesi, né di Arborensi, ma di un francese; ed ecco in poche parole il fatto: Morta di peste Eleonora nel 1404, e morto pure, poco dopo, il suo secondogenito figlio Mariano, nel 1407, i popoli di Arborea andarono in cerca di un successore. La scelta cadeva sopra Guglielmo Visconte di Narbona, parente dei Principi di Arborea, poiché un suo avolo aveva sposato Beatrice, figlia di Mariano e sorella di Eleonora. Si mandò quindi a cercare in Francia lo straniero che doveva fare la parte di Giudice in Sardegna. Il Visconte venne subito, seguito da un buon numero di soldati, e unito col zio Brancaleone (che pur pretendeva al trono) mosse contro gli Aragonesi, aiutato pure dai Sassaresi, i quali lo incitavano a recarsi in mano il dominio di una buona parte dell’Isola.
Il re Martino di Sicilia, udito il caso, se ne venne in Sardegna, e riunite le regie truppe, in 8.000 fanti e 300 cavalli, mosse a gran passi contro il Visconte, che era accampato nelle vaste pianure di Sanluri.
La battaglia fu infausta per il Visconte, che prese le bastonate; 5.000 sardi caddero uccisi, e gli insolenti vincitori passarono a fil di spada gli innocenti abitanti di Sanluri, senza distinzione di sesso e di età. Era il 30 giugno 1409.
Dopo questa sconfitta il Visconte rientrò in Francia. Appena però seppe la morte di Don Martino di Sicilia, morto in Cagliari nel 28 luglio (un mese dopo la battaglia) raccolse nuove forze e ritornò nell’Isola deciso di occupare Sassari ed una gran parte del Logudoro.
II 30 giugno del 1410 moriva nel Convento di Valdonzella il vecchio re Don Martino di Aragona; e siccome erano vari i pretendenti al trono, così vi fu un interregno di due anni.
• Interregno (dal 1410 al 1458)
• 1412. Sassaresi e Algheresi
I Sassaresi nutrivano un ferocissimo odio per gli aragonesi, ed avevano giurato in faccia alla Nazione, che avrebbero meglio patito l’estrema sventura, o si sarebbero assoggettati ai mori, prima che sopportare la loro superbia e il loro giogo. La quale protesta – aggiunge l’Angius – quanto loda la generosità di quegli uomini, insofferenti di schiavitù, tanto vitupera l’orgoglio dei dominatori. Il Manno dice, che i Sassaresi pareva fossero partigiani del Visconte e l’istigassero contro la sua antica capitale, dove si trovava il suo antagonista Cubello, al quale aveva lasciato gli affari di Arborea quando si era recato in Francia.
Dopo sconfitti i Doria, il Visconte coll’aiuto dei Sassaresi penetrò con felice ventura nel Giudicato di Arborea.
Il Visconte aveva pure cercato di sorprendere Alghero, che difendeva le poche schiere di aragonesi, ai quali si era mostrata sempre devota e fedelissima; né poteva essere altrimenti, perocché era abitata da puri Catalani, favoriti sempre in modo speciale dai Re compatriotti; Alghero esisteva sempre – ma di algheresi, in quel tempo, non ve n’erano più!
Fatto è, che i Sassaresi eccitavano sempre il Visconte contro gli algheresi, e volevano sorprenderli per gettarli tutti in mare (?!). Il Visconte raccomandò l’impresa a un figlio naturale del Conte di Savoia, Amedeo VII detto il Conte Rosso, che arrivò in Alghero con una truppa di 300 cavalli e 50 balestrieri. Nella notte del 6 maggio (1412) egli giunse sotto le mura e le scalò. Gli algheresi però erano cogli occhi aperti; respinsero molti aggressori dalle porte, e ne gettarono molti dalle muraglie, costringendo gli altri che si trovavano in torre ad arrendersi, dopo averli circondati di fiamme. Si scagliarono quindi sui prigionieri, e li trucidarono tutti barbaramente, risparmiando solo il loro capo, per decapitarlo il giorno appresso con funesta solennità.
– Questo decapitato fu il bastardo di Amedeo VII di Savoia.
E si fece il voto, di celebrare sempre l’anniversario di questa vittoria, abbruciando un fantoccio vestito colla divisa di Francia, e ballando attorno e intuonando una canzone catalana nella quale si imprecavano e francesi e sassaresi.
«Anche oggi – scriveva il Manno nel 1825 – si ricorda questo fatto con solennità; abbenchè siansi già obbliate le invettive che lunga pezza si scagliavano contro ai cittadini di Sassari, partigiani allora del Visconte; a segno che per gran tempo arsero poscia fra quelle città gare aspre e velenose».
Eccovi per curiosità, una delle stroffe della canzone catalana che si cantava, e che trovasi riportata dal Tola nel suo Codice Diplomatico:
Muiran, muiran los Francesos
Ils traydors de Sassaresos
Que han fet la traiciò
Al molt alt Rey d’Aragò
barbaro concetto – aggiunge il Tola – che con strania lingua e sotto cielo italiano, acuì per sì gran tempo le gare infelici e le pestifere ire municipali!