
Zappatori
“Questi coloni sono così nominati perché lavorano quasi sempre con la zappa nella coltura degli oliveti, de’ giardini e delle vigne. Formano una classe numerosissima, quanta vuolsi alla grande estensione che si coltiva. Vedesi in molti di essi non poca intelligenza del mestiere, e se abbiano buona volontà lavorano con gran profitto di chi li paga; ma è raro di trovar siffatta volontà, frequentissimo di incontrarsi in tali che fan poco e oprano di mala fede, mostrandosi invidi de’ proprietari maggiori, e prossimi alle opinioni de’ comunisti, sebbene nulla sappiano delle teorie attuali de’ proletari francesi. Ho detto che lavoran poco, e infatti le ore del lavoro non sono forse più di sei. Movono tardi per andare a’ poderi, e abbiam notato che alcuni di questi sono lontani fino a quattro o più miglia. Necessariamente dunque vorranno riposarsi per riprendere lena, e si riposano sebbene la via non li abbia stancati. Il lavoro patisce poi frequenti intermittenze, perché interrompesi da tre a quattro pause. Intendesi bene che dovendo rientrare in città prima della notte devon cessare dall’opera molto prima del tramonto; e v’è questo costume che cessino in quell’ora, nella quale sanno che i frati conventuali di Santa Maria di Betlem soglion suonare a vespro (a giumpelta come essi dicono per dir compieta), e non si ingannano mai dell’ora giusta, perché la conoscono dal luogo del sole. Il numero delle famiglie di questi coloni giornalieri si può computare di circa duemila”.