Sassari Aragonese

Giovanni II (dal 1458 al 1479)

1458. Ascesa al trono. – Don Giovanni II, figlio di Ferdinando il Giusto, sale al trono per la morte di suo fratello Alfonso IV, il quale morì senza figli. Sotto questo Re volse sinistra la fortuna di Leonardo Aragon. L’eroe della battaglia di Uras perdette in un giorno il Regno e la libertà. In quella giornata terminava l’acerba lotta fra i Sardi e gli Aragonesi, nella quale finalmente soccombette l’indipendenza nazionale.

Ambasciatori. – Sassari spedisce i suoi sindaci Bartolomeo Manno e Giovanni Milia a prestare omaggio al nuovo Re; e il Re prega i Sassaresi, di cui gli era ben noto il valore, di abbattere e debellare i ribelli delle contrade di Monteacuto e di Oliva che si erano rivoltati al loro feudatario; e i Sassaresi eseguirono fedelmente l’incarico avuto, ricevendone in premio la conferma dei vecchi e la concessione di nuovi privilegi!!!
Il viceré Don Giovanni De Flors, a petizione del Municipio di Sassari, immetteva nell’onorevole ufficio di Podestà il sassarese Don Bartolomeo Manno, il quale poi, stante le pretese a quell’impiego tra lui, Don Francesco Saba e Don Giacomo Manca, aveva ritirato le istanze e lasciato libero il Besala di nominare Don Angelo Cano.
Così il Pillito.

1459. Catalani in Alghero. – Il Re bandisce dalla città di Alghero tutti indistintamente i sardi, narbonesi, genovesi e còrsi che l’abitavano, e la ripopola di catalani a lui più fedeli e devoti. Alli 8 di giugno di quest’anno, gli eredi di un cavaliere sassarese, Nicola Viguino, dolevasi col Re che dalla sepoltura del loro genitore in Sassari, nella chiesa di Santa Maria di Betlem, si fossero tolte le armi gentilizie. Il Re, riconoscendo questo dritto nei cavalieri e generosi, ordinò subito che venissero rimesse.

1467. Minori osservanti. – Questi frati, per opera dei Consiglieri del Municipio di Sassari e dell’arcivescovo Cano, si stabiliscono nel monastero di San Pietro, già dei Benedettini.

1470. Polvere da sparo. – Anno memorabile per la battaglia di Uras contro il Marchese di Oristano, e per la morte di esso, Salvatore Cubello. Gli Aragonesi, per la prima volta, fanno uso in Sardegna della polvere; quindi tutti gli assalti finora da noi notati s’intendano fatti ad arma bianca!

Amnistia. – Nel marzo di quest’anno il viceré Carroz, in virtù di speciale regia facoltà, concedeva amnistia generale ai cittadini di Sassari, mercé il servizio gratuito di 4.000 lire di moneta sassarese, da essi esibito a sovvenimento della regia Corte. Con questi danari il Viceré pagava le spese occorse per la spedizione della nave che annunziava al Re la morte di Don Salvatore Cubello, e per l’occupazione dei suoi Stati da Leonardo Aragon. Quando per le rivoluzioni di quest’ultimo nacquero nel Regno nuove turbolenze, il Viceré, in tale frangente, chiamò il soccorso dei Sassaresi, i quali prontamente accorsero col loro governatore Pietro Puidas.

1471. Ristrettezze. – Il re Don Giovanni, onde occorrere alle spese per la guerra di Catalogna, diminuì alcuni stipendi, e sopprimeva la paga al capitano di Sassari, Don Angelo de Marongiu.

1472. Moneta. – Il Re ordinava al viceré Carroz, al governatore Puidas e al podestà di Sassari Giovanni Cariga, che per il bene pubblico, ed affinchè questa città non difettasse di buona moneta, e non se ne estraessero i Ducati veneziani, questi dovessero valere e corressero per lire 3 sassaresi.
Nei Regi Archivi trovasi questa nota: che lire 581.4.0 equivalevano a lire 551.10 di moneta sassarese.

1473. Lega segreta (marzo). – Il Re domanda al governatore Pietro Pugiades informazioni segrete sopra una lega, che dubita, senza licenza sovrana e per fini non retti, nè leali, abbiano stretta alcuni cavalieri e cittadini di Sassari.

1474. Richiamo di cavalieri (17 agosto). – Il Re ordinava ai cavalieri Angelo Cano, Angelo Marongio, Pancrazio Manca, Serafino Montagnano, Bartolomeo Manno ed altri cavalieri ed ereditati di Sassari, di recarsi nel termine di 30 giorni alla Corte per rendere ragione del rifiuto loro ad aiutare il Re nella guerra contro la Francia.
Con altra lettera del giorno seguente il Re rammenta ai suddetti cavalieri la mala fede della Francia nel muovere guerra, e li richiama ai doveri di lealtà, e di prestargli aiuto e servigi.
Nell’ottobre il Re chiama di nuovo in Corte i suddetti cavalieri insieme all’Arcivescovo turritano per comunicare loro certe cose convenienti al suo servizio ed al bene e tranquillità dell’Isola. Ben inteso, erano sempre chiamati per la questione della Francia!

1477. Assembramenti. – Il Re scrive da Barcellona al Podestà, Consiglieri e Probi uomini di Sassari, per far cessare gli attruppamenti di gente d’armi che si facevano, e dei conflitti che quindi seguivano fra Leonardo Aragon e Carroz Conte di Quirra.
In quest’anno la peste affligge la città di Sassari e vi miete 18.000 cittadini, a quanto racconta Zurita. Il Cossu porta questa peste al 1471.
Si fonda a Sassari, parimenti in questo anno, il Convento degli Agostiniani.

1478. Angelo Marongiu. – Nelle ultime rivoluzioni di Leonardo Aragon, ultimo Marchese di Oristano, accadute in questo anno, concorsero pure i Sassaresi, col loro capitano Angelo Marongiu, al sostentamento del real partito; ed al loro valore e fedeltà si dovette la completa vittoria che il Viceré ottenne sopra il Marchese, il cui primogenito restò morto sul campo colla maggior parte de’ suoi vassalli.
Il Marongiu fu signore di Ardara e di Mores, e possedette i ricchi feudi di Costavalle, nei quali esistevano sette popolazioni da lui dipendenti: Bonorva, Rebeccu, Semestene, Terquiddo, Borutta, Toralba e Bonnannaro. Si segnalò nel combattimento del 28 gennaio, in cui battè, nelle pianure di Mores, l’esercito di Arborea. Nel 12 maggio dello stesso anno espugnò con soli 700 uomini d’armi le ville di Dualchi e Noragugume, difese da Leonardo Aragon, e nel 19 detto mese si trovò alla famosa battaglia di Macomer, dove cadde per sempre la fortuna del rinomato Marchese di Oristano. Il Marongiu in quella giornata fece prodigi di valore; ed alla sua fermezza, al suo ardire ed all’abilità con cui dispose le sue schiere, dovettero principalmente gli Aragonesi quella vittoria, la quale rovesciò le sorti di Arborea. Così il Tola.
«Restavano per ultimo un pugno di Arboresi nel castello del Goceano, e la loro sottomissione fu dal viceré Carroz raccomandata ai Sassaresi. Questi vi andarono guidati dal Marongiu, e compita la facilissima impresa, rientrarono in Sassari recando con loro provvigioni, due figli e due figlie naturali del Marchese, e fecero grandi feste celebrando una vittoria che aveva tolto ai Sardi ogni forza contro ai loro oppressori; e lodandosi di aver cooperato all’estrema sventura dei loro fratelli di Arborea, che pure per un secolo e mezzo avevano sostenuto la dignità della nazione». Così l’Angius, ed a ragione. Molto più grande sarebbe stato il Marongiu se il suo valore lo avesse esercitato sopra gli Aragonesi.
Fu però ben punito dalla Provvidenza, come vedremo nel seguente anno.

1479. Assassinio del Marongiu. – Marongiu, capitano di Sassari, era in grandissima inimicizia coi Gambella, i quali cercavano ogni mezzo per mandarlo all’altro mondo. In nessun luogo però potevano mai coglierlo, perocché molti amici lo scortavano sempre, e vegliavano sopra di lui. Si pensò allora di fare il colpo nella cattedrale di San Nicolò, dove il Marongiu era solito recarsi per assistere ai divini uffizi.
Un giorno, mentre usciva dalla chiesa, i congiurati lo assalirono sotto l’antiporto, e lo trafissero con molti colpi di pugnale. Il Pillito scrive che l’assassino principale fu un certo Baingio Puliga.
Non si ricava da verun documento il motivo della inimicizia dei Marongiu coi Gambella. Forse furono dissensioni domestiche – dice il Tola – perciocché troviamo che moglie al Marongiu fu una Rosa Gambella che gli apportò in dote le ville di Sorso e di Sennori – e che la sua cognata, Marchesa Gambella, era maritata a un tal Marongiu di Sassari.
Non avendo il capitano Marongiu lasciato eredi, il Re dava il suo feudo di Borutta, Toralba e Bonnannaro al proprio zio Enrico de Euriquez.
Nel 19 gennaio di quest’anno moriva intanto il re Don Giovanni.