Il 12 febbraio 1886, in una casetta di via Turritana, al numero 76, dove la strada termina per affacciarsi sulla piazza di fianco al Duomo di Sassari, nasce Evelina Mameli Calvino. Nell’Ottocento la famiglia d’origine si è trasferita da Ploaghe a Sassari. È figlia di Giovanni Battista Mameli, alto ufficiale dei carabinieri, e Maria Maddalena Cubeddu. Durante la Grande guerra è in prima fila tra gli operatori che si prodigano per alleviare le sofferenze dei soldati feriti e per tentare di arginare le conseguenze delle malattie negli ospedali militari. Negli ultimi anni del conflitto, poco più che trentenne, vanta già un curriculum straordinario.
Nel 1903 a Cagliari consegue il diploma presso l’Istituto Tecnico “Pietro Martini” e lo stesso anno si iscrive alla Facoltà di Scienze dell’Università di Cagliari dove nel 1905 ottiene una “licenza in fisica e matematica”, un diploma superiore utile a insegnare nelle scuole. Dopo la morte del padre, si trasferisce con la madre a Pavia, dove presso l’Università il fratello Efisio Mameli era docente di chimica. A Pavia, nel 1907, prima donna in Italia, si laurea in Scienze naturali.
Nel 1915 ottiene la libera docenza in Botanica, e anche questo nel Belpaese costituisce un bellissimo primato per l’altra metà del cielo.
Ma è il 1918 che la vede impegnata tra malati e feriti come crocerossina: per la sua attività riceve una medaglia d’argento al valore civile. Nel dopoguerra si sposa con lo scienziato-agronomo Mario Calvino. Con lui si trasferisce a Cuba. Sull’Isla Grande il marito dirige la stazione sperimentale di Chaparra, lei coordina il dipartimento di botanica di Santiago de Las Vegas. Dal matrimonio, nel 1923, nasce Italo Calvino, uno dei geni della letteratura occidentale. In quegli anni Eva Mameli approfondisce gli studi sulla sintesi clorofilliana. Si dedica a ricerche su muschi, licheni e funghi tra fisiologia, patologia, ecologia vegetale.
Nel 1925 torna in Sardegna: dirige per un paio d’anni l’orto botanico di Cagliari e insegna nell’università cittadina. Alla fine produce più di 150 articoli scientifici nonostante le difficoltà createle dalla dittatura. Oppositrice del fascismo, durante la Resistenza non rivelerà mai dove il figlio Italo si nascondeva assieme al fratello e ad altri partigiani. Nemmeno di fronte a una finta fucilazione alla quale le camicie nere la sottopongono per costringerla a parlare. Appassionata del suo lavoro, a guerra finita accetta collaborazioni con periodici dal taglio divulgativo. Con cortese competenza, risponde ai lettori della rivista Giardino Fiorito che le pongono domande pratiche su come coltivare piante e fiori. Giuliana Luigia Evelina Mameli – questo il suo nome completo all’anagrafe – muore il 31 marzo 1978 a Sanremo. Solo l’intitolazione dei Giardini pubblici al centro della sua città d’origine e una lapide sulla facciata della casa di fianco al Duomo di San Nicola ricordano il luogo di nascita. Scriverà Italo Calvino sull’ultimo periodo vissuto dalla mamma: «Non usciva mai dal giardino, etichettato pianta per pianta, dalla casa tappezzata di bouganvillea, dallo studio col microscopio sotto la campana di vetro e gli erbari. Senza incertezze, ordinata, trasformava le passioni in dovere e ne viveva».

Nato a Sassari nel marzo 1956, laureato in Giurisprudenza. Giornalista professionista dal giugno 1981, in pensione dal 2015. Attualmente si dedica a iniziative editoriali e sociali. Ha insegnato linguaggi e tecniche dell’informazione giornalistica nelle scuole e all’università.