Luigi Maria d’Albertis (Voltri, 21 novembre 1841-Sassari, 2 settembre 1901), è stato stato un esploratore, naturalista e botanico. Il suo nome è legato all’esplorazione della Nuova Guinea, una terra che il d’Albertis raggiunse più volte tra il 1871 e il 1877, raccogliendo e catalogando un grande numero di specie animali e di piante. Da quelle spedizioni è stato pubblicato nel 1880, in lingua inglese, uno dei suoi diari con il titolo “New Guinea. What I did and what I saw” (Nuova Guinea. Quello che ho fatto e che ho visto).
Nato da una famiglia benestante, rimase presto orfano e perciò affidato a uno zio sacerdote che tentò con scarso successo di avviarlo agli studi. Al Collegio della Missione di Savona, Luigi Maria d’Albertis ebbe come insegnante il gesuita padre Armand David, futuro missionario in Cina, cui si devono importanti ricerche geografiche, zoologiche, e botaniche nel Tibet settentrionale. David, insieme alle prime nozioni scientifiche, trasmise all’allievo il desiderio di conoscere terre lontane e inesplorate.
Terminate le scuole a Torino, Luigi Maria d’Albertis, all’età di 19 anni si unì ai garibaldini e partecipò alla spedizione dei Mille a Palermo. Conclusa questa esperienza incontrò nuovamente il David e decise di seguirne i suggerimenti, così che, presentato dal cugino Enrico Alberto d’Albertis (anche lui navigatore ed esploratore) a Giacomo Doria (naturalista e botanico), cominciò a frequentare il Museo di storia naturale, da quest’ultimo fondato a Genova.
In Nuova Guinea Luigi Maria d’Albertis riuscì a spingersi verso l’interno dell’isola , cosa mai tentata da precedenti spedizioni perché il territorio era formato da alte montagne, vi era un clima insalubre oltre alla presenza di popolazioni bellicose. Dai suoi viaggi e dal materiale raccolto, d’Albertis riuscì a catalogare centinaia di specie di uccelli, molte delle quali nuove. In particolare a Luigi Maria d’Albertis si deve la scoperta di alcune splendide specie di uccelli del paradiso, magnificamente rappresentate nei disegni dei suoi diari.
Dopo il 1877 e dopo varie spedizioni in Nuova Guinea anche a bordo della lancia a vapore “Neva” con la quale risaliva il corso dei fiumi per spingersi all’interno dei territori, incontrando gravi difficoltà come l’assalto degli indigeni, la diserzione dell’equipaggio e le malattie, Luigi Maria d’Albertis ritornò in Italia. La sua personalità si fece sempre più introversa e solitaria e lo spinse a isolarsi prima nell’agro pontino, dove visse quasi come un selvaggio della Papuasia, per raggiungere in seguito, per motivi che non si conoscono, la città di Sassari, dove visse gli ultimi dieci anni della sua vita nella casa sita nella parte alta di via Roma, in compagnia dell’anziana domestica Gesuina, dei suoi cani e di una volpe.
A Sassari Luigi Maria ricevette spesso la visita del cugino Enrico Alberto, anche lui, come detto, spirito avventuroso che lo portò a legare la sua vita al mare e ai viaggi transoceanici verso rotte esotiche che, al tempo in cui visse, erano poco conosciute. Enrico Alberto era anche un appassionato costruttore di meridiane, ne realizzò 103, molte della quali si trovano disseminate in paesi di montagna che lui stesso raggiungeva e nei quali trascorreva molto tempo praticando un’altra sua grande passione, l’alpinismo.
Dei viaggi in Sardegna del capitano Enrico Alberto d’Albertis restano a testimonianza alcune fotografie scattate da lui stesso tra il 1889 e il 1897 non solo a Sassari, dove arrivava per far visita al cugino Luigi Maria, ma anche a Porto Torres, Alghero, Sennori, Osilo, Borutta, Torralba e Isili, appassionato della cultura nuragica della Sardegna e delle battute di caccia.
Le immagini, pubblicate nella galleria qui sotto, sono state allestite per la mostra “L’esploratore ritrovato”, dove si potevano ammirare anche , manoscritti, documenti d’archivio e oggetti personali appartenuti ai cugini genovesi, curata da Anna Rita Punzo e Maria Camilla De Palma e tenutasi al Centro Culturale Giovanni Lilliu di Barumini, mostra che si è chiusa a gennaio del 2020.