La brutta piaga del feudalismo ci fu regalata dagli Aragonesi. L’infante Don Alfonso cominciò col concedere feudi e signorie a quanti gli capitavano fra i piedi: gentiluomini, guerrieri, mercanti, ecc. Don Pietro il Cerimonioso volle proscrivere con prammatiche lo smodato sistema d’infeudare, ma i suoi successori non vollero saperne, e continuarono a contaminarlo. Nonché restringerlo, Don Alfonso il Magnanimo, e i Cattolici Ferdinando e Isabella, lo ampliarono a dismisura; e tutti i regnanti spagnuoli, fino a Filippo V, terre, uffizi, decime ecclesiastiche, ed ogni altra cosa non vendibile, tutto infeudavano.
Il Manno nota, e forse non a torto, che il feudalismo Sardo non era di carattere maligno. « Non furono mai rammentate nella tradizione delle nostre regioni feudali – scrive Egli – quelle inumane e disonoranti consuetudini, a cagion delle quali la storia dei tempi mezzani non presenta al lettore, nel riguardo avuto alle leggi le più sacrosante, relazioni o più umane o più pudiche della storia augustale.
Nella raccolta delle leggi antiche di Scozia si legge: – per qualunque donna, o nubile sia essa o serva o mercenaria, la Marcheta consisterà in una giovenca od in tre soldi – E Marcheta chiamavasi allora il riscatto di un dritto signorile sul talamo delle novelle maritate. Per questa sola legge si chiarisce quanto fosse ad un tempo alto il valore della moneta, e basso quello del pudore – »
Pasquale Tola, invece, senza curarsi del feudalismo delle altre nazioni, ha parecchie pagine di fuoco contro il feudalismo in Sardegna.
Egli scrive, fra le altre cose:
« ….. Era mercato barbaro e scandaloso d’uomini e di libertà: uomini e libertà a suon di contanti si vendevano. I baroni degli antichi tempi, traendo sempre a loro la forza pubblica, indebolivano il potere dei regnanti; da che ad essi nasceva l’occasione d’insuperbire e di opprimere: dalla superbia e dall’oppressione i pianti nascevano e la miseria dei popoli. – Chi mai da tanti artigli rapaci potea mettere in salvo le persone, gli averi, la vita? A chi gli oppressi potevano ricorrere?
Ai ministri feudali no, che erano ligi ai baroni, e dai baroni a volontà si davano e si toglievano; – ai maestrati della città no, che lontani erano, e dopo molti giudizi le sostanze dei ricorrenti con abbondanza di legali formole si consumavano;- alla metropoli no, che infinita distanza la separava dall’isola, e i feudatari cogli omaggi e coi doni corrompevano la corte ed i ministri spagnuoli. Patire bisognava, e tacere; servitù piena ed inesorabile faceva i sardi poveri, dolorosi, avviliti! – »