XIV-XVIII secolo

Fede di re

 

Se si dovesse filosofare sulla volubilità degli umani propositi, sulle promesse dei regnanti, e sulle professioni di fede dei sudditi devoti, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli, e confessare addirittura che il mondo è un mare magnum in cui i pesci grandi divorano i piccoli – e i piccoli talvolta divorano i grandi.
Lasciando a parte tutte le promesse non mantenute dai nostri dominatori aragonesi e spagnuoli – i privilegi concessi e poi ritolti – le fedi date con giuramento e poi violate, fermiamoci solo alle espansioni affettuose di Carlo III e di Filippo V, ed al risultato che tenne dietro alle promesse; tolgo il tutto da documenti ufficiali.
Quando nel 1708 si prestò il giuramento di fedeltà al nuovo monarca
Carlo III, il Viceré d’Alconchel, nel suo discorso della Corona, disse: che questo Monarca fu il solo che si degnò ridonare alla Sardegna l’antica libertà, e metterla sotto la sua provvida e soave dominazione.
E non erano ancora trascorsi parecchi mesi, che vedemmo gli effetti di queste belle e larghe promesse. Dall’Imperatore fu ordinato immediatamente il sequestro e la subasta delle robe e possedimenti dei francesi domiciliati nel Regno – la confisca dei feudi e beni posseduti da quanti vollero restar fedeli alla monarchia spagnuola; furono carcerati i partigiani di Filippo V, rimossi dalle cariche tutti gli impiegati in odore di spagnuolismo, e commessi cento altri atti arbitrari e barbari che sarebbe troppo lungo l’enumerare.
Quanto a Sassari, abbiamo veduto di qual genere fosse l’antica libertà ridonata ai cittadini! Non dimenticando d’essere tedesco, il soave Carlo piombò sulla nostra città col bastone alla mano, e dopo aver tolta l’antica e la moderna libertà ai cittadini, la tolse pure ai loro tabacchi, violando così un privilegio che Egli stesso aveva giurato e confermato a Madrid.
Iddio però ebbe pietà di noi, e ad un Re tedesco sottentrò, dopo soli otto anni, il Cristianissimo Filippo di Spagna. E quando il Viceré Conte di Leide, con un patetico discorso, annunziò in Cagliari il nuovo governo del detto Filippo, disse: che questo Monarca ritornava per redimere la Sardegna dall’ingiusta oppressione, e dal tiranno governo austriaco.
E, dopo parecchie settimane, cominciò Egli infatti a sequestrare tutti i beni di quanti erano fuggiti per sottrarsi al nuovo governo o per seguire la causa imperiale; distituì impiegati civili e militari nominati dall’Imperatore, per dare impieghi alle sue creature; permise che i suoi soldati trascendessero in mille modi contro le popolazioni; insomma, questo cristianissimo Re si comportò coi popoli sardi come il peggiore dei Sovrani turchi!
Anche i Monarchi però (come tutti i Medici e come tutti gli Storici) si tagliavano l’un l’altro i panni addosso. – Essi ingannavano i sudditi e i sudditi, alla loro volta, ingannavano i Re, come vedremo nell’articolo “Fede di sudditi”.