La Città

Vestiario

 

Come vestivano i Sassaresi nei secoli XIII e XIV? A quanto pare, il costume pisano era il predominante, massime per le classi civili. Si usavano i manti, le lunghe tuniche e i giupponi di velluto coi rispettivi cappucci.
Le stoffe allora usate, (come si rilevano dai Codici del Porto di Cagliari, scritti in lingua pisana nel 1316) erano le seguenti: – lana sardesca – seta torta – larbagiotacolino – porpore – panni scarlatti – panni di Parigi – panni stranforti, pisaneschi e franceschi, di colore – panni barachanj, pontremolesi ecc. ecc.
Dai Codici della Repubblica si ricava, che a quel tempo in Sassari fioriva l’arte della lana, e vi esistevano molte fabbriche di panno sardiscu e lombardiscu; si tesseva tela finissima, frustagno rigato, o peloso, e furesi (orbace). Di quest’ultimo si faceva molto consumo, e ciò può significare, che sin da quei tempi i nostri contadini e gli abitanti di Romagna, Nurra e Fluminargia vestivano un costume speciale, poco differente da quello oggi usato; ed io non so comprendere perché il pittore Sciuti, nel famoso quadro in affresco dipinto nella gran sala del Palazzo Provinciale, tra la folla del popolo che assiste alla lettura della Convenzione con Genova, non abbia introdotto alcun contadino coll’abito di furesi!
Di berretto non si parla mai nei Codici; trovo solo nominato brachile (bracche).
Come abbiamo veduto nei diversi mestieri, i sarti eseguivano allora gonnelle da uomo foderate; palandre (gabbani) e mantelli alla castellana. Le donne usavano gonnelle increspate, gonnelle alla francese e cafias (cuffie).
Il bel sesso usava pure molti fregi e guarnizioni d’oro o di perle, bottoni d’oro e d’argento, e miglaresos (specie di lavoro parimenti in argento, allora in uso), il cui prezzo variava secondo il grado della persona che li ordinava; ciò che significa che ve n’erano di diverse qualità.