L’articolo 97 degli Statuti prescriveva, che i cittadini chiamati all’elezione di qualunque uffiziale del Comune, dovessero giurare sul Vangelo di non votare per alcuno che preventivamente gliene avesse fatto preghiera, o fatta far preghiera da altri. L’elettore doveva dare il voto con coscienza, non votare per impulso di amici.
E questo articolo di Statuto si leggeva sempre nella sala delle elezioni, dove ognuno faceva il giuramento.
Ed oggi invece – dopo sei secoli – si vota tanto facilmente per preghiera di terzi, per interessi propri, o per lusingare le ambizioni dei parenti, degli amici ed anche dei creditori; i quali, in vista dell’urna, si decidono ad accordare dilazione ai pagamenti. È vero che, anche in quei tempi, come oggi, dal detto al fatto sarà corso un gran tratto!