Tra via Padre Zirano ed il sottopassaggio ferroviario di Santa Maria, seminascosto dalle erbacce e la folta vegetazione spontanea che lo ricoprono, ancora oggi si nota lo stabile che ospitava le concerie Costa. Più di un secolo fa, nel 1899, è stato il primo edificio ad essere illuminata dalla corrente elettrica a Sassari, insieme alla sala consiliare provinciale di Palazzo Sciuti, in piazza d’Italia. Costruito nel 1850 per opera della famiglia Vielà che procedette nell’attività delle concerie fino a fine secolo per poi venderla ai Costa, che a loro volta la detennero fino a dopo la seconda guerra mondiale, le concerie hanno operato fino al primo trentennio del Novecento. Quindi vi si impiantò, riadattando i locali, il grossista di alimentari Enrico Enrichetto. Alla fine degli anni settanta, l’ultimo ad aver sede tra le antiche mura fu il mobilificio di Pino Mura (Pinomù), fino all’incendio della metà degli anni ’80 (foto sotto) che distrusse lo stabilimento e che ha contribuito allo stato attuale di degrado dell’edificio.
L’area originale era terreno coltivabile appartenente ai Francescani Claustrali di Santa Maria di Betlem (a cui forse – riferisce lo storico Alessandro Ponzeletti- si deve il toponimo Campulongu, indicante l’estensione in lunghezza del grande fondo coltivato a ortaggi). Su una parte di questi orti sorsero la conceria, il confinante ex mercato generale, nato ai primi del Novecento, e la ferrovia vicina.
