L’edilizia
Muratori, architetti, capimastri. Il numero degli individui di quest’associazione supera forse i 600, non comprese le professioni affini.
Calcinatori. Le fornaci di calcina sono molte nel Prato e in altri siti, dove si ha la comodità delle legne.
Fabbriche di tegole e mattoni. Se ne possono indicare due stabili e una temporaria.
Le due prime son, una nel monte di Rosello, l’altra alli Punti, in sulla via a Portotorre; la terza è prossima alla città dalla parte di Pozzo di Rena.
I falegnami
“Si distinguono in falegnami d’arte gentile e d’arte grossa. Nell’arte gentile primeggiano gli ebanisti, tra’ quali sono molti di gran perizia ed abilità, e fanno opere di tanto merito, quanto si può ammirare nelle principali città del continente. Accadde così, perché si mandarono giovani scelti per imparare in Parigi, e profittarono molto. Non manca tra questi chi sappia lavorare bene instrumenti musicali da corda e da fiato, e v’ha qualche artista d’organi”.
Lavorazione dei metalli
Ferrari. Sono in buon numero, e distinti in fabbri d’arte grossa e di arte fina. I fabbri d’arte grossa lavorano aratri, zappe, marre, scuri, picconi, cerchi di ruote e altri utensili d’arte, in generale tutti i grossi ferramenti. I fabbri d’arte fina fanno opere gentili.
Armaruoli. Saranno non più di 10, e siccome l’uso delle armi è assai largo, però han molto lavoro, per montare archibugi e pistole, fabbricar piastre, e incidere in rabesco le lamine che accerchiano la canna, e le altre che adornano la cassa.
Stagnieri. Lavorasi in sei botteghe sullo stagno e la latta, e si fanno fiaschi, piatti, bottiglie, e molte maniere di utensili. Si esercitano in quest’arte 20 persone circa.
Ottonai. Si possono numerare sette officine, e tra mastri e lavoranti 18 individui, che fanno candelieri, posate, scrivanie, sproni, campanelle e vari altri articoli. I medesimi fondono pure all’occasione delle campane di qualche grandezza.
Oreficeria. Si possono contare quattro o cinque officine, nelle quali non lavorano forse più di 16 persone.
Stampa e editoria
Librai. Si vendono libri in tre negozi, sufficientemente provveduti di opere letterarie italiane e francesi, e di quelle scientifiche, che si possono spacciare. I rami più abbondanti dopo la letteratura sono: le scienze ecclesiastiche, l’oratoria sacra con molti libretti religiosi, la giurisprudenza. Si scarseggia per l’arte salutare.
Legatori di libri. Non saranno più che due o tre, ma si vede qualche lavoruccio elegante.
Tipografie. Quest’arte non ha potuto fare ancora notevoli progressi, e se le officine sono cresciute a quattro, non vi ha in tutte e quattro più di cinque torchi e di 11 persone. Si stampano e ristampano libri scolastici, e si fanno altri piccoli lavori.
I tessuti
Sarti. I sarti di arte grossa lavorano vesti sardesche. In altro tempo, quando non solo i contadini, ma altri delle classi operarie, vestivano alla sarda, erano in gran numero, questi sarti; ora son pochissimi. I sarti di arte gentile, che lavorano vesti da uomo nelle foggie francesi, sono in grandissimo numero. Si numerano 40 botteghe in circa con più di 100 lavoranti, 60 garzoni e 40 donne.
Sarte e modiste. Le maestre di vestiario civile e signorile non sono forse meno di 50. Di modiste di prima classe, che lavorano per le eleganti, secondo i figurini della moda francese, se ne contano non meno di sei, di cuffiaje è un numero sufficiente, di fioriste è difetto, e sole sono pratiche di questa industria le fanciulle dell’orfanotrofio.
Tessitura. Troverai in grandissimo numero i telai nelle famiglie della plebe, e tutti nell’antica forma.
La conciatura delle pelli
“Sono in Sassari alcuni antichi laboratori per conciare i cuoi e le pelli, e si possono notare truogoli 4, cuboni 10, lavatoi 5, macine per il mirto 2, e otto mastri, con altrettanti calcinieri e 4 mirtajuoli, come son detti. Si possono conciare nell’anno da 5700 pezzi, tra cuoi e pelli. Ciò che rimane di quest’articolo, il quale da queste parti è molto abbondante, vendesi all’estero. Nella concia si adopera il mirto, da che fu vietato l’uso della ruca, come dicesi la corteccia dell’elce”.
Olivicoltura
“Questo è uno dei rami maggiori dell’industria agraria sassarese. Sono intorno a Sassari, come fu già notato, amplissimi boschi di olivi, i quali in qualche parte si estendono a circa 4 miglia dalla città. Il numero degli alberi di questa specie tra grandi e piccoli non si può computar in meno di un milione e cinquecentomila. In anni di grande abbondanza Sassari come Sorso suol vendere, e tante volte ha venduto, circa 100mila barili d’olio, e siccome il barile di Sassari è metà del genovese, e tutta la Riviera di Ponente, che è fertilissima di olive, può dare al commercio 200mila barili, ne conseguita che gli oliveti di Sassari producano il quarto di tutto il prodotto di quella parte della Liguria! In pochi de’ maggiori poderi si hanno molini per macinarvi le olive e spremerne l’olio. I molini, che sono in Sassari e nelle sue vicinanze non sono meno di 136. I più sono compresi in una sola camera e poco spaziosa”.
Zappatori
“Questi coloni sono così nominati perché lavorano quasi sempre con la zappa nella coltura degli oliveti, de’ giardini e delle vigne. Formano una classe numerosissima, quanta vuolsi alla grande estensione che si coltiva. Vedesi in molti di essi non poca intelligenza del mestiere, e se abbiano buona volontà lavorano con gran profitto di chi li paga; ma è raro di trovar siffatta volontà, frequentissimo di incontrarsi in tali che fan poco e oprano di mala fede, mostrandosi invidi de’ proprietari maggiori, e prossimi alle opinioni de’ comunisti, sebbene nulla sappiano delle teorie attuali de’ proletari francesi. Ho detto che lavoran poco, e infatti le ore del lavoro non sono forse più di sei. Movono tardi per andare a’ poderi, e abbiam notato che alcuni di questi sono lontani fino a quattro o più miglia. Necessariamente dunque vorranno riposarsi per riprendere lena, e si riposano sebbene la via non li abbia stancati. Il lavoro patisce poi frequenti intermittenze, perché interrompesi da tre a quattro pause. Intendesi bene che dovendo rientrare in città prima della notte devon cessare dall’opera molto prima del tramonto; e v’è questo costume che cessino in quell’ora, nella quale sanno che i frati conventuali di Santa Maria di Betlem soglion suonare a vespro (a giumpelta come essi dicono per dir compieta), e non si ingannano mai dell’ora giusta, perché la conoscono dal luogo del sole. Il numero delle famiglie di questi coloni giornalieri si può computare di circa duemila”.
Gli acquaroli
“Conducono e caricano due barilotti detti mezzine, sul basto di due asinelli, le riempiono alcuni alla fonte di Rosello, altri alla fonte delle Concie, e provvedono le case di quella quantità che è necessaria per i bisogni delle famiglie. La cassa civica percepisce annualmente dagli acquaroli una certa somma, perché devon questi per ogni giumento centesimi 6 al giorno. Il numero de’ giumenti adoperati in questo servigio è di 100 circa”.
Il tabacco
La coltivazione. “Abbiam notato grande la bontà del prodotto, ed è cosa notoria che le foglie scelte di Sassari non cedono in nulla ai tabacchi migliori di Spagna e della Turchia, e superano di gran lunga quelle del Regno di Napoli, e di altre contrade d’Italia. L’istituzione delle attuali regalie sopra il tabacco data dal 1716, sotto il governo d’Austria, quando per arricchire il tesoro d’una entrata considerevole, abolivasi l’antica libertà e riserbavasi al fisco l’acquisto, la manifattura e il traffico del medesimo: il che non si potè fare senza grandi sommovimenti, perché i cittadini di Sassari, da’ quali molto perdevasi per questa gravezza levarono rumore, e la sedizione tanto increbbe, che il viceré, conte di Atalaya, dovette portarvisi con l’esercito per campeggiare la città. Ma meglio che le armi avendo valutato la prudenza del marchese Almenara, capo di quelle truppe, si venne a patti, e la città si assoggettò alla nuova legge sotto la condizione d’un compenso della perdita che faceva del prodotto della suddetta gabella. Questa piantagione si fa nell’aprile, e matura nel luglio. La raccolta è copiosa sempre quando nel giugno abbiasi opportunamente la pioggia”.
Contrabbandieri. “Un quinto della raccolta va in potere dei contrabbandieri, e gli ortolani fanno sempre che possono questa frode per guadagnare qualche cosa, essendo troppo bassi i prezzi, a’ quali compra l’appalto, superiori almeno d’un quarto quelli che offrono i fabbricatori clandestini. Nel territorio suburbano di Sassari sono molto stimate le foglie delle regioni de’ Cappuccini, di Sant’Agostino e di Calamasciu”.
Fabbrica del tabacco. “Una parte dell’antico colleggio di San Giuseppe che, come altrove notammo, appartenne già a’ gesuiti, fu poi destinato alla manifattura del tabacco. La manifattura di Sassari ebbe in ogni tempo gran riputazione presso i tabaccanti. Questi però mossero alti lamenti, quando le finanze sconsigliatamente accettarono il progetto d’uno speculatore straniero, il quale trasportava in Cagliari la manifattura, e a’ metodi tradizionali dell’arte sassarese, che aveano dato ottimi prodotti, sostituiva la pratica di fabbriche estere; ed erano giusti i lamenti perché i tabacchi erano malamente manipolati, e non avevano più il gran pregio della purezza per certe materie estranee, che vi si mescolavano. Fu tolto poi il divieto di fabbricarne in Sassari; ma l’antica pratica non si poté ancora ristabilire, e or si lavora male in Cagliari, ma anche in Sassari con discapito delle finanze e con lucro de’ contrabbandieri”.
Il commercio
Il commercio di Sassari è quasi tutto in mano de’ genovesi, i quali riescono negli affari non pure meglio de’ sardi, ma anche degli altri forestieri. Né questo vale solamente per il presente, perché è stato sempre così, sin da’ primi tempi storici di Sassari.
Esportazione. I principali articoli, che da Sassari si mandano nel commercio, sono l’olio, il grano, il formaggio; gli articoli minori sono capi vivi, cuoi e pelli, pietralane, sugheri ecc. E’ poca la quantità di vini che si manda all’estero; invece da quando si è accresciuta e raffinata la distilleria esportasi gran copia di spirito.
I negozianti maggiori. A Sassari sono 50 in circa, alcuni fra’ quali sono creduti milionari, computando ogni avere, cioè aggiungendo al valor delle merci i crediti e le grandi possessioni.
I negozianti minori. Hanno piccole botteghe, dove vendono tele, panni, corami, droghe, chincaglierie e gran varietà di altri articoli. Sono in gran numero, forse 120, e quasi tutti sardi e sassaresi.
I negozianti girovaghi (li bittuleri) sono quelli che prendon la roba da’ grandi negozianti e la trasportan sul basto, per venderla nelle fiere che si fanno in occasione di qualche festa.
Inservienti al commercio. Sono nella piazza di Sassari alcuni sensali, che servono a’ negozianti del paese e a quelli che vengon dal porto.
Facchini. Sono in gran numero e fanno da sensali per olio e grano. Non hanno distinti servigi e ciascuno fa di tutto secondo il bisogno.
Carrattori e carrettonieri. I carrattori sono in gran numero e si impiegano per trasporti di sale, formaggio, tabacco, carbone e legna.
Viandanti. Battono le antiche strade e trasportano merci, massime dove non si può carreggiare.
Tratto da La grande enciclopledia della Sardegna Quattrocchi-Sibiola, a cura di Francesco Floris, per la biblioteca della Nuova Sardegna. Note di Vittorio Angius dai dati pubblicati dalla commissione statistica dell’anno 1846.